Clandestini in camice bianco

di Giorgio Gandola

Clandestini in camice bianco. Sono i dipendenti dell’ospedale civico di Palermo, protagonisti di una situazione paradossale: poiché il software dei computer amministrativi con le loro schede personali non è mai stato usato, il 98% dei dipendenti e il 30% dei medici risultano sconosciuti.

Clandestini in camice bianco. Tutti italiani, tutti sconosciuti: sono i dipendenti dell’ospedale civico di Palermo, protagonisti di una situazione paradossale: poiché il software dei computer amministrativi con le loro schede personali non è mai stato usato (installato sì, fatto funzionare no), il 98% dei dipendenti (infermieri, tecnici, inservienti) e il 30% dei medici risultano sconosciuti.

Nel senso che sono privi di passato, di referenze, di curricula. Passano di lì, lavorano, ricevono lo stipendio, ma non hanno una storia personale certificata dall’azienda ospedaliera. Non è un cavillo, è il segno estremo della sciatteria della pubblica amministrazione nel nostro Paese: duemila persone delle quali nessuno conosce le referenze e le specializzazioni, dati necessari per mettere il professionista giusto al posto giusto.

Lo ha scoperto non senza indignarsi il nuovo direttore generale, Giuseppe Migliore, che ha denunciato il buco nero per non finirci dentro prima o poi con incalcolabile danno personale. «Una situazione simile è assurda - ha commentato -, anche perché non ci permette di utilizzare il personale a seconda delle caratteristiche specifiche». Per normalizzare la situazione ha chiesto a tutti di inserire lo stato di servizio nel computer, e chi non lo farà non potrà scaricare il cedolino dello stipendio. Un metodo certamente efficace, a meno che qualche tribunale non si metta di traverso, per una vicenda che la dice lunga sui problemi di un’Italia sempre più ultima in Europa per efficienza e sempre più prima nell’ammontare del debito pubblico. Proprio ieri è arrivato a 2168 miliardi e ogni giorno, scavando nei pubblici disservizi, scopriamo perché

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