Scatole vuote

Il governo cerca le bende per fasciarsi la testa. La legnata della Corte Costituzionale è stata pesante, l’illegittimità di parte della legge Fornero sul blocco dell’indicizzazione delle pensioni costerà 5 miliardi di arretrati e 10-12 in prospettiva.

E l’uscita del viceministro dell’Economia Zanetti («Escludo la restituzione per tutti, per quelli con l’assegno più alto sarebbe immorale») è condivisibile, ma velleitaria. Per un motivo molto semplice: le sentenze non vanno discusse, ma vanno applicate. Così si cercano le bende mentre sarebbe sufficiente, per uscire dall’imbarazzo, cercare le forbici.

Ricordate la promessa di Renzi di mettere mano alla spesa pubblica e di tagliare il tagliabile? Basterebbe riprendere in mano il dossier delle 8.000 municipalizzate da ridurre a 1.000 oppure provare a disboscare le famigerate società partecipate, che sono 39.000 e costituiscono una disordinata e dispendiosa galassia di poltronifici, ultimo rifugio per politici in parcheggio o in quiescenza attiva.

Parliamo delle ex municipalizzate elettriche, delle aziende rifiuti, delle farmacie, delle terme, di società per la lavorazione delle uova o per la valorizzazione dei prosciutti, che non si sa per quale motivo continuino a far capo allo Stato. È un’autentica giungla che tutti descrivono ma in cui nessuno si azzarda a entrare col machete per paura di disturbare gli amici degli amici. Uno studio ai tempi di Cottarelli determinò il risparmio per effetto della chiusura o della cessione del 75% di queste scatole vuote: 12 miliardi. Et voilà. Chi ha il coraggio di cominciare?

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