Blatter: «Ho vinto ma non dimentico»
Platini e L’Uefa meditano lo «strappo»

Ha vinto ma «non dimentica» e così Sepp Blatter, fresco del quinto mandato alla Fifa, si leva subito qualche sassolino dalle scarpe.

Nonostante i 17 anni di «regno» alle spalle, che dovrebbero averlo reso il presidente ditutti, come ama definirsi, il 79enne svizzero manda segnali non proprio incoraggianti a quanti non lo hanno votato, Michel Platini e la Federcalcio europea in primis: «Da parte dell’Uefa e del suo presidente c’è stata una vera e propria campagna d’odio. Io perdono tutti, ma non dimentico», l’affondo che di prima mattina Blatter invia - in un’intervista a un’emittente svizzera - ai suoi nemici: «Non proveniente da una sola persona, ma da un’organizzazione che non ha capito che nel 1998 io sono diventato presidente».

Poi la bordata a «Le Roi», che alla vigilia del voto aveva chiesto a Blatter di farsi da parte: «Io perdono tutti, ma non dimentico. Platini è stato all’epoca un grande giocatore ma oggi questo suo tentativo di farmi fuori dimostra che non ha nessun fair play, non era lui a dover decidere ma il congresso. Ci ha provato e ha perso», aggiunge Blatter ricordando però che «la Fifa non può sopravvivere senza l’Uefa e viceversa».

La risposta sabato 6 a Berlino in occasione della finale Champions, quando si riunirà l’Esecutivo Uefa che potrebbe sancire un clamoroso «strappo»: «Ci incontreremo sabato a Berlino - fa sapere Platini -. Ci saranno discussioni tra noi e vedremo cosa fare. Io vado con animo sereno». Tra i suoi alleati anche il presidente Figc, Carlo Tavecchio: «In sintonia con l’Uefa ho votato Alì Al Hussein. Ho letto con grande stupore alcune considerazioni sul voto italiano - spiega - ma ribadisco quanto chiaramente affermato alla vigilia delle elezioni: abbiamo sempre lavorato per l’unità dell’Uefa in sintonia con il presidente Platini e conseguentemente ieri ho votato secondo le indicazioni condivise dalla nostra Confederazione che hanno individuato nel Principe giordano il candidato prescelto».

Il neorieletto, nella conferenza stampa post Esecutivo, si è detto scioccato dalle accuse della giustizia Usa e criticato la retata di Zurigo che, a suo parere, ha un regista preciso: «Ci sono due segni che non ingannano». Il primo è che «gli Stati Uniti si erano candidati per il Mondiale 2022 e hanno perso», il secondo che gli Stati Uniti «sono il principale sponsor internazionale della Giordania e dunque del mio sfidante, Ali Hussein». Insomma, «nulla mi toglierà dalla testa che i loro attacchi non sono solo delle coincidenze. Se gli Usa hanno a che fare con reati che riguardano cittadini americani li arrestino lì e non a Zurigo dove c’è un congresso».

Dopo l’affondo via etere, i toni di Blatter sono stati più pacati: «Nonostante quello che è successo, 133 Federazioni nazionali mi hanno dato fiducia e il congresso ha detto che sono l’uomo che può risolvere i problemi della Fifa: rimetteremo in rotta la nave per riportarla in acqua tranquille. Sono qui e continuerò il mio lavoro per fare le cose bene e cercare di riportare in alto la reputazione della Fifa».

Sull’inchiesta Fbi Blatter - che ha incassato anche le congratulazioni di Vladimir Putin - taglia corto: «Non entro nel merito dell’inchiesta, non parlo delle indagini. Facciamo in modo che le indagini proseguano e arrivino a risultati. Ma non mi riguarda. Siamo qui per parlare di calcio», ha detto Blatter che ha confermato i Mondiali in Russia e Qatar («le sedi non cambieranno») e già guarda alla Coppa del Mondo 2026: “Potranno partecipare tutti quelli che non si sono proposti per il 2022», mentre per i Mondiali 2018 e 2022 «è stato deciso che si resta a 32 squadre con la stessa distribuzione», con buona pace dell’ Europa che temeva di perdere un posto.

La guerra del voto non passerà comunque sottotraccia e la «vendetta» di Blatter potrebbe prendere corpo attraverso una riforma degli organismi di vertice Fifa, rimodulando i posti assegnati alle confederazioni, che vedrebbe una maggiore presenza degli «alleati» che hanno massicciamente contribuito alla sua rielezione, cioè Oceania, Asia e Africa. Intanto il neorieletto incassa le dimissioni del vicepresidente britannico David Gill: aveva annunciato che in caso di rielezione di Blatter avrebbe lasciato e così è stato.

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