Col Giro striscioni per chiedere più sicurezza per i ciclisti

LA CAMPAGNA. Dopo la morte del 44enne in via Zanica, tre associazioni domenica 21 maggio saranno in campo per sensibilizzare sul tema.

Cinque giorni dividono la tragica morte di Warnakulasooriya Sanjeewa Prad Fernando, il 44enne originario dello Sri Lanka investito da un camion martedì mattina mentre pedalava in via Zanica, e la tappa orobica del Giro d’Italia, in programma domani. Ed è proprio in occasione dell’iconica manifestazione sportiva che alcune associazioni bergamasche legate al mondo delle due ruote faranno sentire la loro voce.

Un appello

«Il Giro è da sempre una grande festa popolare che da oltre cent’anni porta nelle strade la gioia del ciclismo più puro, ma questa volta gioire per un evento sulla bicicletta sarà molto difficile nella Bergamasca – spiegano Pedalopolis-Fiab Bergamo, La Popolare ciclistica Asd e Brighela Velo Club –. La strada è di tutti, a partire dai più deboli. Nei primi cinque mesi dell’anno sono già tre i ciclisti morti sulle strade della nostra provincia per incidenti con furgoni, camion e autobus. Insieme a centinaia di altri ciclisti e appassionati, tra cui Legambiente Bergamo, vogliamo dare un segnale forte e proprio domenica (domani, ndr) saremo presenti in diversi punti del percorso della tappa bergamasca del Giro con striscioni su cui sarà scritto a chiare lettere “basta morti in bici”».

Più sicurezza per chi va in bici

Le tre associazioni bergamasche chiedono a gran voce «più sicurezza per chi va in bici, a partire dall’obbligo dell’installazione dei sensori per gli angoli ciechi dei camion che transitano nelle aree urbane nelle ore diurne». Spiegano inoltre che servono «più controlli nelle Zone 30, poco rispettate, e sulle corsie ciclabili, dove la sosta selvaggia è una costante incomprensibilmente tollerata, come accade giornalmente nelle vie Ruggeri da Stabello o Corridoni, tanto per fare qualche esempio». La nota congiunta si conclude con un appello alle istituzioni: «La nostra provincia è a rischio e serve fare rete per la sicurezza stradale. Siamo convinti sia necessario un cambio di paradigma nell’uso e nella percezione delle strade, non più regno delle automobili ma spazi pubblici di tutti, a partire dal più debole».

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