Colognola, sotto esame il capello
Il Dna potrebbe portare all’assassino

Il bulbo potrebbe portare all’assassino, tuttora sconosciuto. Anche nel caso di Yara Gambirasio il profilo genetico fu fondamentale per risalire a Massimo Bossetti, condannato in primo grado all’ergastolo.

Proprio come nel caso di Yara Gambirasio, anche nel delitto di Daniela Roveri, la manager uccisa nell’androne di casa a Colognola il 20 dicembre scorso, potrebbe rivelarsi fondamentale il Dna. A patto che il capello trovato in mano alla vittima e ora al vaglio della scientifica della polizia appartenga in effetti all’assassino, la cui identità resta per ora sconosciuta.

Non si sa se il capello in questione appartenga a un uomo o a una donna, ma di certo aveva il bulbo: dal quale è appunto possibile estrapolare materiale genetico da confrontare, per esempio, con l’archivio del Viminale, o comunque con altri campioni di Dna prelevati nel corso delle indagini a persone che avevano a che fare con la quarantottenne dirigente dell’ufficio contabilità della Icra Italia di San Paolo d’Argon.

Proprio com’era accaduto nel caso di Yara: per la condanna in primo grado all’ergastolo del carpentiere di Mapello Massimo Bossetti il Dna si era rivelata la prova regina. Una sua traccia genetica, secondo la scienza, era presente sugli slip della tredicenne di Brembate Sopra, rapita il 26 novembre 2010 e trovata uccisa in un campo di Chignolo d’Isola esattamente tre mesi dopo.

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