«Pensa prima di postare», i consigli:
«Se conosci il Web sai come difenderti»

«A Bergamo i ragazzi hanno parlato del caso di “Balena Blu” e io ho voluto capire cosa sapevano, ma soprattutto ho voluto spiegare loro quanto è importante conoscere ciò che avviene on line per saper scegliere cosa fare e non fare in Rete». Parole del poliziotto-scrittore Domenico Geracitano.

Ha incontrato proprio la scorsa settimana al teatro vescovile Sant’Alessandro oltre 500 studenti della scuola primaria e secondaria dell’Istituto Donadoni di Bergamo in occasione di un convegno organizzato dalle associazioni genitori dell’istituto - Ageba e AgeDonadoni - dal titolo «Pensa per postare», tra l’altro titolo anche del suo ultimo libro. Domenico Geracitano, poliziotto e scrittore esperto del mondo del Web e dei fenomeni che coinvolgono le giovani generazioni, ha parlato con i ragazzi spiegando la forza della Rete e la sua potenza espressiva, analizzando però anche i pericoli sempre più presenti che si celano in Internet con un incontro serale al Seminarino di Città Alta dedicato alle famiglie, gli insegnanti e tutti gli adulti interessati. «A Bergamo i ragazzi hanno parlato del caso di “Balena Blu” e io ho voluto capire cosa sapevano, ma soprattutto ho voluto spiegare loro quanto è importante conoscere ciò che avviene on line per saper scegliere cosa fare e non fare in Rete» spiega Geracitano, che aggiunge: «Attenzione, per esempio, a come questo caso possa diventare uno strumento che crea casi di emulazione tra i giovani, su WhatsApp e attraverso altri strumenti di comunicazione usati tra i ragazzi».

E Geracitano parte dalla «conoscenza»: «Sta tutto nel “sapere”: i ragazzi, ma anche gli adulti di riferimento, devono conoscere la Rete, le sue tante espressioni: solo così ci si può difendere - spiega -. Dobbiamo quindi trasferire ai ragazzi la conoscenza dello strumento per costruire e non per distruggere: il Web è una finestra sul mondo che crea per ciascuno di noi una Web Reputation».

Anche le famiglie devono quindi sapere che tecnologie usano i ragazzi: le app scaricate, i giochi, «in un continuo confronto: solo così possiamo capire eventuali disagi che possono emergere - continua -. Prima di dare la tecnologia bisogna spiegarla e bisogna anche sapere dire “no” se per esempio quei giochi, quelle app non sono adatte. Spiegando sempre il perchè: prima deve esserci il dialogo, poi lo schermo». Questo anche perchè «se il ragazzo si trova in situazioni di disagio o fragilità on line, deve trovare un aiuto e delle risposte prima nelle relazioni umane, non nello schermo».

Togliere la tecnologia? Impensabile: «È parte dei nostri figli, nativi digitali. Ma con il dialogo si crea fiducia, si riscoprono sogni e passioni, si accende il confronto critico che permette ai ragazzi di distinguere tra bene e male, imparando a sfruttare la Rete per comunicare, per migliorare, per discernere ciò che è vero da ciò che è falso. Le fake news sono anche quelle che riguardano la vita di un giovane che da una presa in giro on line, da una falsa notizia può vivere casi di cyberbullismo. Ecco perchè la conoscenza è la base: costruire un “prima” per essere preparati a un “dopo”».

© RIPRODUZIONE RISERVATA