Quella disabilità invisibile fa soffrire
e deve fare i conti pure col pregiudizio

«L’essenziale è invisibile agli occhi. Non si vede bene che con il cuore» è una delle frasi più citate del «Piccolo principe» di Antoine de Saint Exupéry, ma è anche una delle più disattese, e chi è costretto a convivere con una disabilità non evidente lo sperimenta tutti i giorni sulla sua pelle.

Daria Ronsisvalle ha un bel sorriso e uno sguardo luminoso: nessuno direbbe mai che soffra da anni di una forma severa di una malattia infiammatoria cronica dell’intestino (Mici), in inglese inflammatory bowel disease (Ibd). Una patologia debilitante, che l’ha messa più volte in pericolo di vita, l’ha costretta a lunghi soggiorni in ospedale, a numerosi interventi, fino a subire una stomia definitiva, un paio d’anni fa, che le ha cambiato la vita.

«Non è stato facile – racconta –. Ho dovuto rivoluzionare le mie abitudini alimentari, mi stanco più facilmente, non posso stare in piedi a lungo, sotto diversi aspetti sono, purtroppo, “diversa”. La gente però spesso non lo capisce. Mi sono scontrata molte volte con ignoranza e pregiudizi».

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