Simone Moro, impresa sul Pik Pobeda
«Raggiunta la vetta: che freddo!»

«Vetta!!! Prima invernale del Gora Pobeda (Pik Pobeda), la montagna di 3003 metri, la più alta della catena dei monti Cerskij, nel posto più freddo al mondo, in piena Siberia, al Circolo Polare Artico».

In sette ore circa, alle 15.37 ora locale, Simone e Tamara Lunger sono arrivati in vetta e in 11 ore totali erano già al Campo base. «Tutto in velocità!» scrive Simone Moro sulla sua pagina Fb. «Ha nevicato tutto il giorno ma c’era visibilità, tanto tanto tanto freddo, quanto non so!» i commenti a «caldo» di Simone e di Tamara che hanno chiamato dal satellitare una volta arrivati al villaggio dei nomadi, che li hanno presto recuperati al loro cb e riportati con le motoslitte nelle loro baracche. «Siamo infinitamente grati del supporto dei nomadi!».

Qualcuno ha già definito Moro «il re degli invernali» ma lui non vuol sentire parlare di re. Ma in questo un fuoriclasse lo è davvero, tanto da essersi portato a casa anche il primato del maggior numero di ascensioni. Prima c’è stato lo Shisha Pangma, poi il Makalu, quindi in GII e infine il Nanga Parbat. Di quale vada più fiero, inutile dirlo, l’ultima avventura, perché il Nanga in invernale contava già una trentina di tentativi ed esserselo messo in tasca «ha fatto rumore ed è stato come aver scritto la storia». Nulla da togliere neppure per il Gasherbrum II, in terra pakistana, conquistato con l’amico Denis Urubko. Questa volta l’impegno è diverso, paragonabile - dice lui- a una salita delle Grandes Jorasses. Ma a far la differenza la temperatura.

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