Tutto è iniziato sotto il Canto Alto - video
Moro, il Nanga Parbat e il sogno di una vita

È l’unico uomo al mondo ad aver firmato quattro ottomila ancora inviolati nella stagione più fredda. Ma cosa ha pensato Simone Moro quando lo scorso 26 febbraio, a 48 anni, ha messo piede per la prima volta in inverno sulla cima del Nanga Parbat?

È grande poco più di «un tavolo da ping pong» la vetta della montagna killer, il Nanga Parbat: quattro, cinque metri di lunghezza per altrettanti di larghezza, alla quota di un Airbus: 8.126 metri. Uno spazio minimo dove tre persone faticano a muoversi contemporaneamente. Così, quando lo scorso 26 febbraio, Simone Moro, a 48 anni, ci ha messo piede per la prima volta in inverno, assieme al basco Alex Txikon e al pakistano Ali Sadpara,non ha pensato di essere diventato l’unico uomo al mondo ad aver firmato quattro ottomila ancora inviolati nella stagione più fredda. E non ha neppure pensato alle epiche vicende che quassù sono capitate. Invece è andato a pescare ricordi altrettanto lontani, legati ad altri spazi minimi, ma ugualmente fondamentali: quelli della casa di famiglia – 64 metri quadri in tutto – in cui era vissuto per tanti anni all’ombra del Canto Alto, assieme ai due fratelli e ai genitori e dove il sogno del Nanga Parbat aveva trovato le sue solidissime basi.

«Mio padre e mia madre - racconta - non hanno mai ammazzato i sogni che ho coltivato. E questo nonostante la tentazione di rendermi ridicolo potesse essere forte per mille motivi. Perché un figlio che vuole diventare alpinista professionista è un po’ come se volesse fare il clown di mestiere; perché temi che la gente lo derida; perché sei preoccupato per il suo futuro. Ecco: io ho avuto genitori, ma anche fratelli, che questo non l’hanno mai fatto, mi hanno solo messo in guardia su quanto il mio sogno fosse effimero e difficile da realizzare. Mi hanno sempre detto che al mondo solo uno ce l’aveva fatta – Reinhold Messner – e che quindi dovevo essere pronto anche a perdere la scommessa».

Su L’Eco di Bergamo in edicola il 18 marzo una lunga intervista a Simone Moro, intervista che cade nei giorni dei festeggiamenti. Sabato al Palamonti gli verrà consegnata dal Cai una medaglia d’oro. «Questo riconoscimento – commenta il presidente della sezione Piermario Marcolin – vuole dare voce a tutto il mondo alpinistico bergamasco che riconosce in Simone Moro e in ciò che ha fatto quei valori e quello spirito di esplorazione da sempre alla base dell’attività dei nostri scalatori». Saranno assegnate altre due medaglie d’oro: la prima ad Antonio Salvi past president della sezione che ha ricoperto anche la carica di vice presidente generale del Cai; la seconda, alla memoria, ad Arrigo Albrici già vice presidente della sezione. E sempre sabato sera Simone Moro sarà ospite della trasmissione «Che tempo che fa» di Fabio Fazio, in onda su Raitre alle 20.10.

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