«Il killer di Yara è stato un sadico»
La difesa: non può essere Bossetti

Un’indagine da riscrivere e un imputato che è un «testone, un crucco». Avanti con il caso dell’omicidio di Yara Gambirasio. In Tribunale a Bergamo Massimo Bossetti e la parola è ancora per la difesa del muratore di Mapello.

Dagli esiti degli accertamenti sulle sferette di metallo trovate sul corpo e dal fatto che nessuna traccia di Yara sia stata trovata sui mezzi a disposizione di Massimo Bossetti emergerebbe «tutt’altra storia” rispetto a quella ipotizzata dalla Procura. Nell’interpretazione degli esiti delle analisi della difesa, emergerebbe, infatti, che «quella ragazza è stata aggredita altrove, è stata portata in un altro posto in cui il corpo è stato avvolto». Inizia così la seconda parte della requisitoria della difesa di Massimo Bossetti dopo la pausa in tarda mattinata di venerdì 10 giugno.

«Si tratta di tutt’altra storia - ha scandito l’avvocato Paolo Camporini -: vi è un altro luogo, vi è l’ipotesi della presenza di più persone. Questo comporterebbe tutt’altra indagine». L’avvocato ha fatto rilevare come sull’Iveco Daily di Bossetti «non è stata trovata nessuna traccia di sangue». «È una dato significativo al massimo - ha sottolineato l’avvocato -. Il sangue non si cancella, anche dopo anni. Queste indagini sono completamente da riscrivere».

«Non vorrete credere - si è rivolto Camporini ai giudici della Corte - alla favola che al buio, sotto l’acqua e la neve, nel campo infangato, l’assassino abbia alzato la maglietta per uccidere?». Per gli inquirenti, la ragazza è morta di freddo e stenti dopo che l’assassino l’ha ferita con un coltello sollevandole giubbotto e maglietta, indumenti che non sono tagliati come i leggings. Per i difensori, l’omicidio è stato invece consumato altrove. «I vestiti della ragazza - prosegue Camporini - non sono sporchi di fango. Yara è stata spogliata e rivestita in un altro posto, in un altro contesto. È l’ipotesi più credibile. Non ci sono tracce di erba nelle ferite, ma ci sono fibre. Il corpo deve essere stato avvolto in un telo e poi scaricato. La stessa Cattaneo (l’anatomopatologa che ha eseguito l’autopsia, Ndr) non ha escluso questa possibilità».

La difesa ha tirato in ballo anche la corrispondenza tra Massimo Bossetti e la detenuta Gina, ed è stato «sottolineato l’aspetto pruriginoso» per «far passare l’idea di un predatore sessuale». Per l’avvocato Claudio Salvagni, in molte di queste lettere traspare un «tono sussiegoso» e compaiono «pensieri di disperazione e sconforto» e «con temi ben lontani dalla violenza» che caratterizza, invece, «un predatore sessuale».

L’avvocato Paolo Camporini ha poi citato dei testi dell’Fbi recepiti dalla Unità Anti Crimini violenti della polizia, per sostenere che, poiché quello di Yara è stato un omicidio «commesso da un sadico» l’autore non può essere Massimo Bossetti. Camporini ha spiegato come in base a quei testi, chi commette delitti di questo genere abbia un «quoziente intellettivo basso» mentre Bossetti è definito come furbo e scaltro. Chi commette reati di questo genere è «lontano dalla vita reale, è un tipo strano, con abitudini notturne». «Bossetti non usciva praticamente di casa - ha argomentato Camporini - e forse ha bevuto una birra in un supermercato: era solo casa e lavoro; quasi fosse ai domiciliari».

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