Il concerto di Pino Daniele
Musica che si nutre di ritmo

La storia di «Due scarpe», e quel poco che basta: dirsi come va? Pino Daniele parte da lì: alle spalle Michael Baker alla batteria, lui al centro con la chitarra. Versione minimal solo corde, voce e ritmo. Il Creberg Teatro è mezzo pieno, l'ha atteso per mesi.

La storia di «Due scarpe», e quel poco che basta: dirsi come va? Pino Daniele parte da lì: alle spalle Michael Baker alla batteria, lui al centro con la chitarra. Versione minimal solo corde, voce e ritmo. Il Creberg Teatro è mezzo pieno, l'ha atteso per mesi, ma finalmente Daniele è arrivato con «La Grande Madre»: ultimo album, ritorno al futuro di certi fuochi del «napolitan sound», senza rivangare il passato, partendo da quella fusione a caldo per andare ancora lontano, o semplicemente in fondo ai sentimenti.

Dal vivo Daniele è molto meglio che in fotografia. Rivive i pezzi della scaletta secondo l'estro del momento e dei suoi musicisti, bravissimi: Elisabetta Serio, al piano e alle tastiere, Gianluca Podio al piano, il già citato Baker, l'amico di sempre Rino Zurzolo al basso. È lui l'albero motore di una musica che si nutre di ritmo, sconfina nella fusion metropolitana, morde il blues, si perde nella dolcezza della melodia.

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