«Il potere acceca, anche i sentimenti»
Michele Placido è Re Lear al Donizetti

Il teatro come sfida, verifica periodica di sé. Ma chissà se la racconta giusta fino in fondo Michele Placido, regista, attore e coproduttore del «Re Lear» in scena da martedì 8 gennaio al Teatro Donizetti fino a domenica 13.

Il teatro come sfida, verifica periodica di sé. Ma chissà se la racconta giusta fino in fondo Michele Placido, regista, attore e coproduttore del «Re Lear» in scena da martedì 8 gennaio al Teatro Donizetti, fino a domenica: «Spettacoli del genere, opere come quelle di Shakespeare, la formazione di una compagnia, la tournée, sono tutte sfide da affrontare e superare, ogni volta. Per questo ho accettato questo "Re Lear". Volevo fare il punto. Verificare il mio stato di attore. Comprendere se, a 66 anni suonati, posso ancora starci dentro a un personaggio e a un'impresa così».

Detta così suona quasi male. La verità è che Placido - cugino di secondo grado di Beniamino, il più grande critico televisivo italiano, ma anche fine critico letterario e intellettuale rigoroso - è uno degli artisti più versatili dello spettacolo italiano. È nato in teatro, quando abbandonò la divisa da poliziotto, dopo aver frequentato l'Accademia d'arte drammatica a Roma. È passato presto al cinema, è diventato celebre in tutto il mondo ne «La piovra» di Damiano Damiani (sì, c'è stato un tempo in cui la fiction tv d'eccellenza era italiana), si è trasferito dietro la cinepresa nel '90, ha preso ad alternare cinema, teatro e televisione, regie e interpretazioni.

C'è un filo rosso in tutto questo: l'impegno; l'attenzione sociale; l'attrazione per la realtà. Magari insieme: «È necessario, per me. Nasco attore di teatro, devo tornarci ogni due-tre anni. Per fare il punto, per ritrovare energie. Per fare esperienze come questa, con una compagnia giovane. Vedrà cosa sanno fare i miei colleghi».

Lear è soprattutto un'occasione per affondare le mani nella materia umana più delicata e umana. E nella politica: «Lear è un uomo di potere che, come tutti gli uomini del genere, non si accorge neppure degli altri piani di realtà. Non riesce ad andare oltre la sua corte. Non riconosce la sincerità della figlia Cordelia, non vede la falsità delle altre due figlie. La tempesta in cui si trova a vagare da solo è una tempesta mentale. Il potere gli si ritorce contro».

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