«Lo sguardo sulla realtà», Giovan Battista Moroni in mostra al Museo Adriano Bernareggi

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Dopo il Lotto, è la volta di Moroni. Bergamo, per iniziativa del Museo Adriano Bernareggi, propone un nuovo, grande appuntamento con un protagonista dell’arte del Cinquecento: Giovan Battista Moroni. La mostra, dal titolo «Giovan Battista Moroni. Lo sguardo sulla realtà (1560 - 1579)», dal 13 novembre al 3 aprile 2005 , è articolata in ben quattro differenti spazi espositivi cittadini, dislocati tra la sede del Museo e il cuore monumentale di Bergamo, Città Alta.

Il titolo della mostra sicuramente sintetizza i principali temi che in essa si sviluppano e si approfondiscono. La critica si è interessata di Moroni prevalentemente dal punto di vista della ritrattistica. Certamente, in questo ambito il bergamasco si colloca tra i massimi esponenti della pittura cinquecentesca. Tuttavia l’attenzione naturalistica, l’attenzione all’elemento paesaggistico colto nella sua veridicità, lo studio degli effetti di luce ed ombra, che sono i tipici elementi della pittura lombarda, si ritrovano a pieno titolo e in armoniosa sintesi anche nelle opere moroniane a carattere sacro e devozionale. Questo versante della sua produzione, piuttosto trascurato, presenta in realtà numerosissimi spunti originali che, letti nei quadri in esposizione, permettono di restituire a tutto tondo la figura del Moroni.

La mostra si sviluppa in quattro sezioni, comodamente raggiungibili a piedi, che forniscono diversi approcci di lettura all’opera moroniana.

- Museo Adriano Bernareggi: Lo sguardo sulla realtà (1560-1579)

La mostra si concentra sul momento di svolta naturalistica del pittore: i ritratti in questa fase sono infatti qualificati da un’attenta traduzione dell’aspetto naturale e da un più intenso approfondimento psicologico del modello; i soggetti religiosi sono trattati con una maggiore propensione al dato reale. Questo giro di boa corrisponde al periodo del cosiddetto «esilio albinese», il ritiro del pittore nel luogo natale dopo l’iniziale attività trentina e il successivo radicamento a Bergamo, nell’entourage dell’aristocrazia filospagnola e dell’élite culturale e letteraria cittadina.

A fianco della pittura religiosa un ampio e articolato settore della mostra raccoglie un cospicuo numero di ritratti dell’ultima fase di attività del pittore, selezionati tra gli esemplari più rappresentativi. Nei ritratti tardi la superlativa semplicità della tavolozza, l’intonazione grigia e la morbida fusione atmosferica, che non sacrifica la nitidezza della rappresentazione, dipendono dagli avanzamenti di una maestria pittorica che colloca il Moroni ai vertici della pittura italiana del Cinquecento.

Una sezione sarà dedicata alla produzione grafica del pittore, risalente in prevalenza ai suoi anni di esordio, esperienza fondamentale per comprendere i modelli di riferimento a cui il Moroni continuerà ad ispirarsi nell’arco dell’intera carriera, fino agli anni estremi.

Nella parte finale del percorso espositivo le pale sacre toccano il culmine di una sinfonia di grigi volta all’estrema semplificazione dei mezzi espressivi, testamento stilistico giunto direttamente nelle mani di Caravaggio.

- Palazzo Moroni: La collezione di casa Moroni

All’interno del Salone d’onore di Palazzo Moroni verranno radunati i dipinti di Giovan Battista Moroni collezionati nel corso dei secoli dal ramo cadetto della famiglia. In questa sezione viene approfondito un rilevante episodio di storia del collezionismo, iniziato nel corso del Seicento e poi proseguito fino a tutto l’Ottocento, che ha visto la luce in uno dei luoghi affermatosi progressivamente come una delle tappe imprescindibili per i colti visitatori europei di passaggio per Bergamo. Assieme al celebre Cavaliere in rosa (Ritratto di Gian Gerolamo Grumelli), al Ritratto di Isotta Brembati, e al Ritratto di dama anziana in nero, sfilano opere di soggetto religioso e alcuni «ritratti di famiglia» (Ritratto di Marco Moroni e Ritratto di Simone Moroni), eccezionalmente riuniti per l’odierna occasione espositiva.

- Corsia del Carmine: Il Giudizio Universale. Da Michelangelo a Moroni

L’ultima opera di Giovan Battista Moroni, commissionata nel 1577 da Giorgio e Pancrazio Asperti, è rappresentata dal Giudizio Universale, una pala di dimensioni monumentali, lasciata incompiuta a seguito della morte improvvisa del pittore. Il dipinto, completato nel 1580 da Giovan Francesco Terzi, è una fedele traduzione del celeberrimo modello michelangiolesco dipinto nella Cappella Sistina a Roma. In questa sezione verrà approfondito il vasto fenomeno della circolazione delle stampe di traduzione dell’esempio michelangiolesco, assieme al delicato aspetto dell’interpretazione di un testo iconograficamente rivoluzionario. Vicino ad un disegno autografo di Michelangelo Buonarroti verranno esposte delle copie pittoriche del Giudizio Sistino e un’ampia scelta delle incisioni cinquecentesche che gli hanno garantito una fortuna immediata, pur attraverso la censura e la manipolazione del suo significato.

- Biblioteca Civica Angelo Mai: La biblioteca di un committente di Moroni

Giovan Battista Moroni stabilisce una relazione molto stretta con don Giorgio Asperti, illuminato parroco di Gorlago. L’Asperti commissionerà al pittore due pale d’altare e il monumentale Giudizio Universale, tutte opere che si scalano negli anni ’70 del Cinquecento. Il testamento dell’Asperti registra l’esistenza di una biblioteca eccezionale, composta da titoli che permettono di mettere a fuoco la personalità di un committente ecclesiatico di Moroni. Assieme a molti dei volumi che formavano questa raccolta libraria verrà esposto il presunto ritratto di Don Giorgio Asperti, dipinto dal Moroni e proveniente dalla Collezione Liechtentein di Vaduz. Informazioni utili

Ingresso: intero 8 euro; ridotto: 6.50 euro; scuole: 5 euro (il biglietto dà diritto alla visita a tutte le sedi).

Per informazioni e prenotazioni: tel. 035/247772; [email protected]; www.museobernareggi.it

(28/10/2004)

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