L’avvocato: Marisa era in pericolo
«Denunciò l’ex marito il 28 gennaio»

La situazione di rischio in cui si trovava Marisa era sotto gli occhi di tutti: l’ex marito teneva sempre in tasca un taser (il dispositivo che dà scariche elettriche) e un lungo coltello svizzero.

«Marisa è venuta al Centro Aiuto Donna circa dieci giorni fa, sostenuta da mamma e sorella; quando ci ha raccontato cosa le stava accadendo non abbiamo perso un minuto: i segnali del pericolo serissimo che stava correndo c’erano tutti. Ho steso la denuncia contro il marito il 25 gennaio, lei l’ha firmata il 28. Abbiamo agito con la massima rapidità, per mettere al sicuro Marisa. Non è bastato». Ha la voce incrinata dalla commozione, l’avvocato del Centro Aiuto Donna di Bergamo, Marcella Micheletti, che ha assistito nell’iter giudiziario Marisa Sartori, 25 anni, uccisa sabato sera a coltellate nel garage di casa a Curno, dall’ex marito Ezzeddine Arjoun, di origini tunisine, che non si voleva rassegnare alla fine del loro matrimonio. E che da tempo vessava la moglie con continue minacce, maltrattamenti, vessazioni.

«Marisa quando è venuta al Centro (in via San Lazzaro a Bergamo ndr) aveva già affrontato una lunga serie di maltrattamenti – continua l’avvocato – . Da subito, dopo il matrimonio in Tunisia, il marito aveva rivelato la sua indole violenta». La situazione di rischio in cui si trovava Marisa era sotto gli occhi di tutti: l’ex marito teneva sempre in tasca un taser (il dispositivo che dà scariche elettriche) e un lungo coltello svizzero. «Glieli aveva mostrati, dicendole “Mi basta un attimo per usarli contro di te”, e sotto la minaccia di quelle armi l’aveva costretta a un rapporto sessuale».

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