La via della felicità?
«Stop a telefono e social»

Di cosa è fatta la felicità? Il metodo danese più alla moda invita a concentrarsi sulle piccole cose: una cioccolata calda, un pomeriggio di chiacchiere, una cena con gli amici, una serata in compagnia di un buon libro.

Di cosa è fatta la felicità? Il metodo danese più alla moda invita a concentrarsi sulle piccole cose: una cioccolata calda, un pomeriggio di chiacchiere, una cena con gli amici, una serata in compagnia di un buon libro. Lo racconta «Hygge. Il metodo danese dei piaceri quotidiani» di Louisa Thomson Brits, (Sperling & Kupfer), mettendo l’accento sulla dimensione privata della felicità con una serie di suggerimenti concreti che vanno dall’arredamento alla decorazione della casa, fino all’illuminazione (luci basse, ça va sans dire).

Lo scopo è ricordarsi di vivere e ritagliarsi lo spazio giusto anche in giornate sfuggenti, piene di lavoro e di nervosismo, per creare intorno a sé una sensazione di benessere. Quasi identico, non soltanto nel titolo ma anche nello svolgimento, «Il metodo danese per vivere felici. Hygge» di Marie Tourell Soderberg (Newton Compton), che invita a concentrarsi sul presente, a prestare attenzione alle persone che abbiamo vicino, a cercare emozioni non negli oggetti ma in momenti «che il denaro non può comprare». Per esprimere lo stesso concetto Mondadori si affida a Meik Wiking, direttore dell’Happiness Research Institute di Copenaghen, un istituto indipendente che svolge accurate ricerche su cosa produce benessere e migliora la qualità della vita. In «Hygge. La via danese alla felicità» si trovano moltissimi consigli a tema, che abbracciano perfino l’abbigliamento e, naturalmente, la vita digitale: «Dimenticate telefono e social, non parlate di politica». Non sarà Felicità maiuscola, ma nel clima generale di insicurezza della vita contemporanea non sorprende che sia forte la tentazione di lasciarsi contagiare. 

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