Quanto le vite dei campioni
diventano un romanzo

Le vite dei campioni sportivi sono spesso tormentate, piene di avventure, segnate da una dura disciplina e da sacrifici personali. Sono, insomma, un’ottima materia romanzesca che piace anche ai grandi scrittori come l’irlandese Roddy Doyle, autore di «The Commitments» e «The Snapper», vincitore del prestigioso Booker prize con «Paddy Clarke ah ah ah!».

Ne «Il secondo tempo» (Guanda) Doyle racconta la vita di Roy Keane, capitano del Manchester United e della nazionale irlandese. Un calciatore famoso per la sua bravura ma anche per i suoi eccessi, sia in campo che fuori. Doyle si siede accanto a Keane in panchina e regala ai lettori, anche a quelli che di calcio non sanno nulla, una prospettiva diversa.

Si ritrovano nelle sue pagine sfide, vittorie, sconfitte che hanno costruito la carriera di questo giocatore, ma anche le emozioni, le paure, la competizione, gli infortuni, il dolore, la fragilità. Alessandro Mamoli segue invece in «Pokerface» (Ponte alle Grazie) lo straordinario percorso di Marco Belinelli, il primo giocatore italiano di basket della storia a vincere il titolo Nba. Raccoglie i retroscena più curiosi, gli incontri più importanti. J.R. Moehringer, infine, che è diventato il ghostwriter più famoso del mondo dopo aver aiutato Andre Agassi a scrivere la sua autobiografia «Open» (Einaudi), ora indaga sulla fine di Bob Satterfield, uno dei pesi massimi più forti degli anni Quaranta e Cinquanta, scomparso dalla scena all’improvviso, ne «Il campione è tornato» (Piemme). Non è solo un’inchiesta nel mondo della boxe, un’indagine per scoprire il destino di Satterfield, ma un tentativo di addentrarsi nel mistero che c’è nella vita di ogni uomo. 

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