L’ex imam di Zingonia a processo
I giudici: «Si riformulino le accuse»

Hafiz Muhammad Zulkifal, che attualmente abita a Pognano (sottoposto a obbligo di dimora) era imputato davanti alla Corte d'assise di Sassari per il presunto coinvolgimento, come «capo spirituale», nella strage al mercato di Peshawar nel 2009, in Pakistan, che costò la vita a 137 persone.

Atti rimandati alla Procura perché riformuli il capo d’imputazione, benché permangano «valide fonti di prova relative a una sua ipotizzata attività di finanziamento, direzione e collegamento con gruppi armati operanti all’estero dediti alla progettazione e attuazione di guerriglia e atti di terrorismo». Questa la decisione della Corte d’assise di Sassari sul destino giudiziario di Hafiz Muhammad Zulkifal, l’ex imam della moschea di Zingonia accusato di terrorismo e a processo in Sardegna (perché l’indagine che portò al suo arresto nel 2015 fu coordinata dalla Dda di Cagliari e dalla Digos di Sassari): attualmente il pakistano, 45 anni, abita a Pognano, dov’è sottoposto all’obbligo di dimora con il divieto di uscire di casa di notte, dopo essere stato rimesso in libertà a inizio dicembre per la scadenza dei termini di custodia cautelare (il Tribunale aveva accolto la richiesta dei difensori, gli avvocati Fulvio Vitali e Omar Massimo Hegazi) ed essere inizialmente tornato a vivere, scatenando un certo clamore, proprio a Zingonia, in piazza Affari di Verdellino.

Venerdì 12 aprile era in programma la sentenza a Sassari nei confronti di 11 imputati, tra cui appunto Zulkifal, ritenuto il «capo spirituale» della strage al mercato di Peshawar nel 2009, in Pakistan, che costò la vita a 137 persone, oltre che di far parte di una cellula di Al Qaeda con base appunto in Sardegna. La Corte d’assise ha però assolto dall’accusa di terrorismo e strage otto degli undici imputati (dieci pakistani e un afghano), cinque dei quali sono però stati condannati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con pene che vanno dai quattro ai dieci anni di reclusione e multe da 25 mila a 80 mila euro. Una volta espiata la pena – evidenzia il dispositivo del Tribunale sardo – dovranno anche essere espulsi dall’Italia.

Per gli altri tre – tra cui appunto l’ex imam di Zingonia – la Corte ha stralciato le posizioni e gli atti sono stati invece rimessi alla Procura. Per Zulkifal proprio il pm della Direzione distrettuale antimafia di Cagliari, Danilo Tronci, aveva chiesto una condanna a 18 anni di reclusione per terrorismo e strage (chiesti anche 4 ergastoli per i presunti capibanda – i pakistani Sultan Wali Khan, Siyar Khan e Imitias Khan, e l’afgano Ridi Yahya Khan – e condanne tra i 6 e i 18 anni). Ora però la formulazione del capo d’imputazione dovrà essere modificata, come indicato dalla Corte d’assise, che ha però evidenziato come permangano delle prove dell’attività di finanziamento e direzione di gruppi armati per la progettazione di atti di terrorismo.

Un imputato, Ridi Yahya Khan, è stato invece assolto da tutte le accuse, anche quelle sull’immigrazione clandestina. Alla lettura della sentenza in aula erano presenti solo due degli undici imputati (tutti erano stati scarcerati per decorrenza dei termini): non c’era Zulkifal. Al momento solo 6 degli 11 si trovano ancora in Italia, mentre gli altri 5 hanno fatto rientro in patria. Ora restano da conoscere le motivazioni della Corte in merito alle condanne e alle assoluzioni.

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