Laurea per infermieri, scoppia la polemica
Caos tirocini e tesi. «Non siamo seguiti»

Crescono i malumori tra numerosi studenti, tra cui molti bergamaschi, dell’Università degli studi di Brescia alle prese con il Corso di Laurea in Infermieristica.

Nei messaggi via cellulare, in particolare degli studenti pronti a laurearsi a ottobre, si parla di un’università che negli ultimi mesi si sarebbe dimenticata di loro. Carenze su tutti i fronti: lezioni, esami, tirocini, percorso per la tesi.

«La sospensione della didattica in università imposta dal Covid poteva essere gestita molto meglio – spiegano diversi studenti impegnati nelle varie sedi dell’ateneo (Brescia, Mantova, Cremona) –. Sarà un caso, ma soltanto dopo che il vostro giornale ha contattato l’università (giovedì 4 giugno ndr), ci sono giunti i primi segnali di vita. Spiace dirlo – proseguono gli studenti – ma il presidente del Consiglio del Corso di Studio in Infermieristica (il professor Paolo Carlo Motta, ndr) e i docenti non hanno capito le nostre esigenze. Da marzo soltanto un professore ha fatto lezioni online, il poco materiale fornito non è idoneo per prepararsi bene agli esami, dei progetti previsti per alcuni esami non sappiano nulla. Hanno confermato gli esami di giugno via telematica, ma non si conoscono i termini, non si sa quando riprenderemo le attività didattiche, i tirocini (laboratori e stage) obbligatori per laurearsi».

Il fronte che maggiormente preoccupa è quello dei tirocini, perché il tempo stringe, poche le strutture sanitarie disponibili e di mezzo c’è anche il tema dei tamponi. «Tamponi ed esami sierologici sono previsti solo prima di riprendere l’attività negli ospedali ma non al termine dei quarantacinque giorni in corsia – spiegano i laureandi –. Fatto grave, perché nel caso qualcuno s’infettasse e fosse asintomatico, metterebbe a rischio la salute di tutte le persone con le quali verrebbe a contatto. Inoltre – osservano altri studenti – nel caso ci si ammalasse durante il tirocinio, la responsabilità sarebbe solo nostra. Il danno e la beffa: oltre ad ammalarci sul posto di lavoro, non concludendo il tirocinio perderemmo anche l’anno a un passo dalla laurea».

«Le segnalazioni e le critiche avanzate sono per lo più collegate a eventuali limiti nella gestione delle comunicazioni – spiega in una lunga nota il professor Paolo Carlo Motta –. Sicuramente alcune di esse sono state ritardate, per poter fornire un messaggio più chiaro e completo in via definitiva, forse ci sono stati errori e lacune. L’impossibilità a fornire in tempi brevi le informazioni poteva meglio essere surrogata da un servizio di tutorato più incisivo, servizio che comunque non è affatto mancato». Entrando nel merito delle critiche, «è stata adottata una didattica a distanza asincrona – spiega Motta – in grado di assicurare agli studenti uno studio sufficientemente distribuito nel tempo. La riprogrammazione delle attività didattiche ha fatto seguito alle diverse disposizioni emanate e ha reso possibile la didattica a distanza anche per i tirocini. Dopo aver definito le procedure preliminari irrinunciabili per la ripresa in sicurezza dei tirocini, gli studenti accederanno agli stage nelle unità operative entro la fine di giugno (agli studenti due giorni fa è arrivata la comunicazione che il tirocinio programmato per il 15 giugno è stato posticipato al 29 giugno, ndr)». Relativamente alle tesi, «alcuni studenti dell’ultimo anno hanno dovuto ridisegnare il proprio protocollo – osserva Motta –. Per questo motivo utilizzeremo la possibilità prevista dei decreti di estendere la sessione di laurea (normalmente prevista per ottobre-novembre) fino al termine dell’anno solare». Sui tamponi, il professor Motta chiarisce che «nel caso della sospensione del tirocinio per positività, ciò non comporta automaticamente la perdita dell’anno accademico, poiché il Consiglio di Corso può adottare le opportune misure per un recupero, nei limiti consentiti dalle disposizioni vigenti».

«La realtà – ribattono gli studenti – è che nessuno ha indicato un’opzione alternativa realizzabile senza la quale, se risultiamo positivi, tra rifare i tamponi e aspettare l’esito degli esami (sperando siano negativi) e organizzare eventuali recuperi, l’anno è perso». Sulla vicenda è intervenuta anche l’onorevole Elena Carnevali, in prima linea nelle tematiche sanitarie. «È fondamentale che le università garantiscano una funzionalità ordinata, nell’interesse dello studente, innanzitutto, ma anche dell’intero sistema sanitario – osserva Carnevali –. Abbiamo estremo bisogno di laureati in infermieristica: sono ancora molti gli ospedali che, non avendone a sufficienza, hanno difficoltà a garantire tutte le prestazioni».

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