Lorini: «Avremo un’estate di libertà,
ma senza vaccino rischio alto»

Intervista a Luca Lorini, direttore dell’Area critica del Papa Giovanni: «Bisogna insistere con la campagna, chi non è immunizzato resti isolato».

Lo avevo predetto qualche mese fa: avremo un’estate di grande libertà. E grazie all’avanzata della campagna vaccinale siamo arrivati ad avere meno vincoli anche prima del previsto. Questo non può che far piacere, ma non deve farci dimenticare che il virus non è stato cancellato dal nostro mondo, dalla nostra vita quotidiana. E mai come in questo momento, avere comportamenti di responsabilità sociale è di vitale importanza». Luca Lorini, direttore del Dipartimento di Emergenza-urgenza e dell’Area critica dell’Asst Papa Giovanni si definisce «ottimista verso un prossimo futuro, ma anche realista: probabilmente fino alla fine dell’anno, e anche più avanti, continueremo a registrare casi, anche gravi, di infezione da Sars-Cov2».

Lei, nel pieno dello tsunami che ha travolto prima la Lombardia e poi il mondo intero, aveva coniato una sorta di mantra: «Nessuno incontri nessuno». Ora siamo in zona bianca, la Lombardia ha finalmente raggiunto un livello di libertà che sembrava impossibile solo qualche mese fa. Dobbiamo continuare a seguire questo mantra, per essere sicuri di non ritrovarci in un autunno da lockdown? Ora ci sono i vaccini.

«Direi che ora dovremmo seguire un altro mantra: tutti i vaccinati stiano insieme in libertà con altri vaccinati, chi invece non si è protetto stia isolato. Uso toni un po’ spicci, forse, ma il mio osservatorio, quelle delle Terapie intensive, che ha sempre rivelato particolari importanti sull’andamento della pandemia, ora mi sta dicendo che da oltre un mese i nuovi ricoverati che arrivano sono tutte persone che non sono state vaccinate. Faccio un esempio: a oggi (ieri, ndr) le persone ricoverate nelle nostre Terapie intensive sono 8 in tutto: di queste 3 sono persone che erano già qui da diverso tempo, quindi si tratta di infezioni “vecchie”, 5 sono persone che sono arrivate in ospedale, in questi ultimi giorni in condizioni di gravi difficoltà respiratorie da Sars-Cov2. Hanno età varie, dagli ultra settantenni ai cinquantenni, italiani e stranieri. ll dato che li accomuna tutti è che non sono stati vaccinati».

Quindi, i vaccini stanno aiutando molto, ma non sono ancora diffusi quanto sarebbe opportuno.

«Esatto: è proprio su questo che bisogna concentrare l’attenzione adesso, sulle persone che non vogliono sottoporsi alla somministrazione o che per i più svariati motivi non sono in condizioni di ottenere il vaccino. Per i casi di difficile accessibilità, si dovrebbe trovare il modo di intervenire rapidamente; per quanto riguarda le persone che volontariamente hanno deciso di fare altre scelte deve essere ben chiaro un fatto: le fasce più a rischio tra i 60 e gli over 60, con altre patologie, se finiscono in ospedale in condizioni critiche e devono essere trattate in Terapia intensiva, hanno il 40% di possibilità di non sopravvivere all’infezione. I numeri sono questi, ce lo dicono mesi e mesi di esperienza. Chi non è protetto corre rischi. È evidente che siamo pronti a curare chiunque, ma è necessario ribadire che in questo momento vaccinarsi è fondamentale. Ed è anche un gesto di grande importanza sociale. Lo ripeto: il virus circola ancora».

Quindi è presto per poter prevedere che a luglio le Terapie intensive del Papa Giovanni saranno Covid free. Per lei sarebbe stato un bel compleanno, da festeggiare con questo risultato: non compie 60 anni a luglio?

«Proprio così, un traguardo importante. E speciale, dopo questi lunghissimi mesi di impegno contro la pandemia. Può darsi che ci siano giorni in cui le Terapie intensive saranno libere da malati Covid, ma non siamo in una situazione di cancellazione della pandemia. Direi che ci si deve abituare all’idea che casi di contagi ci saranno ancora per diverso tempo, non sarà un andamento che si potrà definire pandemico, ma continueremo ancora a vedere ricoveri, sia nei reparti ordinari sia nelle Terapie intensive. Potrà capitare anche che su alcune persone vaccinate la protezione non sia assoluta contro l’infezione, ma in queste eventualità non si avranno comunque situazioni gravi. La gravità, come stiamo riscontrando ancora negli ultimi tempi, riguarda le persone non vaccinate».

Varianti: è di queste ultime ore la preoccupazione crescente per nuovi casi di infezioni dovute in particolare alla mutazione indiana. Quanto ci si deve allarmare? E quanto questo rischio aumenta entrando in zona bianca?

«Torniamo al punto centrale della conversazione: il Sars-Cov2 muta come tutti i virus, e tanto più per adeguarsi alle situazioni esterne. Più aumenta il numero delle persone vaccinate, più diminuisce il rischio che si diffondano varianti aggressive o per le quali la protezione vaccinale non è completamente efficace. Il problema è globale, il virus non guarda alle frontiere o alla nazionalità delle persone che infetta: va dove trova spazio, e sappiamo bene che in molte parti del mondo le campagne vaccinali sono praticamente inesistenti. Perciò è importante che chi può avere accesso ai vaccini non si tiri indietro: contribuisce a proteggere se stesso, gli altri, a mantenere gli ospedali più liberi, in condizioni di curare tutti quelli che ne hanno bisogno, e anche a ridurre la circolazione delle varianti. Vaccinarsi è anche un impegno sociale e globale. Poi, lo ripeto, bisogna mettersi in testa che del virus non ci libereremo molto in fretta, ma possiamo tenere la situazione sotto controllo, non più a livelli pandemici».

Quindi, per il prossimo autunno dobbiamo tenerci pronti a una terza dose di vaccino. Sarà determinante per cancellare il Covid?

«Gli studi più recenti ci stanno dicendo che rispetto a quanto si pensava inizialmente, in realtà la protezione dei vaccini risulta essere molto più alta ed efficace nel tempo, anche a parecchi mesi dalla somministrazione. Serviranno anche ricerche più mirate su gruppi ristretti per capire quanto a lungo si mantiene l’immunità naturale. Ma è probabile che una ulteriore protezione verrà prevista. Non sarà un grosso problema. È fondamentale, piuttosto, continuare sulla vaccinazione di massa, e in fretta: prima si raggiunge una protezione il più ampia possibile e prima si cancellerà la pandemia. Quando, non lo si può ancora dire: il virus circola, e non si ferma alle frontiere. Lo ricordi chi non è protetto dai vaccini».

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