Venditti e De Gregori: «greatest hits» al Creberg

Doppio concerto. Oggi (lunedì 30 gennaio) e domani lo show (sold out) dei cantautori romani. Due ore e mezzo di successi che hanno segnato la storia della canzone italiana.

Un pezzo di storia della canzone italiana. Antonello Venditti e Francesco De Gregori sullo stesso palco da mesi, per un lungo tour che oggi e domani fa tappa a Bergamo al Creberg Teatro, a nobilitare l’ultima stagione di quello spazio (inizio ore 21; biglietti esauriti). A cinquant’anni e passa dalle serate al «Folkstudio» di Roma e dall’album congiunto «Theorius Campus» i due cantautori romani hanno unito forze, musicisti storici e canzoni per dar vita a un concerto che elude l’amarcord e prova a sintetizzare due carriere importanti che oggi s’incrociano di nuovo.

Due ore e mezzo di concerto non bastano a esaurire il grande canzoniere di entrambi, ma servono ugualmente a comporre un itinerario poetico, politico, sociale che ci appartiene perché ci ha accompagnato in tutti questi anni. La storia siamo noi, e loro l’hanno costellata di canzoni che ci hanno in qualche modo guidato in un viaggio di sentimenti, di sogni, di riflessioni. La vera novità sta nel fatto che Antonello e Francesco, hanno scelto di essere un duo sul palco, a dispetto della diversità di repertorio, di stile. Hanno scoperto che in fondo, tra il pop ad alta cantabilità e il folk-rock dylaniano le differenze sono solo di modo, non di cuore. Le canzoni che hanno scritto e cantato in tanti anni ritornano in una veste altra, in qualche modo condivisa. Ognuno quelle canzoni se l’è cantate per conto suo, ma ora s’incollano insieme e il risultato è interessante, accende un’altra luce su repertori che arrivano da una precisa stagione e si sono dipanati nel tempo a partire da quella.

De Gregori e Venditti rappresentano qualcosa di cruciale nella storia della canzone italiana perché sono stati «sghembi»: uno più intimo, graffiato dal folk, l’altro più pop, nelle intenzioni, nei risultati. Entrambi impegnati a raccontare un Paese, fatto di storie, personaggi, emozioni. Recentemente hanno inciso un 45 giri che unisce le loro voci in due brani simbolo delle rispettive carriere «Generale» e «Ricordati di me», mentre un docufilm di Discovery+ li fotografa in prova sulle note de «Il vestito del violinista» di De Gregori. Inizia lui, poi entra Venditti e insieme intonano il ritornello «falegnami e filosofi, fabbricare il futuro», il titolo della serie televisiva.

In tutti questi anni Francesco e Antonello hanno continuato a scrivere, a far dischi, senza pensare che un giorno ognuno avrebbe accordato la sua voce alla canzone dell’altro. Quando si sono incontrati di nuovo hanno capito che l’amicizia è un collante buono anche per le canzoni, sebbene siano diverse, a tratti anche lontane dallo stile di uno e dell’altro. Ma Francesco che canta «Unica» non va affatto in contraddizione.

Il concerto non è un «greatest hits» suonato e cantato dal vivo, anche se in scena vanno solo grandi successi, è piuttosto un omaggio al modo di fare musica, comporre canzoni, rimescolare le carte di un canzoniere imperdibile che i due hanno stilizzato a distanza, guardandosi, continuando a seguire una diversa ispirazione. Da quella diversità oggi si arriva a una sorta di inedita completezza fatta di cuore, testa, politica, poesia. Un blend di colto e popolare che conduce chi ascolta al centro di stagioni descritte ogni volta con lucidità e sentimento. Le canzoni di Venditti e De Gregori raccontano un tempo lungo, scampoli di una contemporaneità che dura da tanto e continua ad essere tale.

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