Rilasciò l’idoneità ad Astori: chiesti 18 mesi per il primario

Il calciatore originario di San Pellegrino Terme, ex capitano della Fiorentina, morì nel sonno per un’aritmia. La difesa: assoluzione. Le parti civili: serviva l’holter. Sentenza il 3 maggio.

È prevista per il 3 maggio la sentenza del processo abbreviato per la morte dell’ex capitano della Fiorentina Davide Astori, originario di San Pellegrino, che vede imputato con l’accusa di omicidio colposo il professor Giorgio Galanti. Un anno e sei mesi è la richiesta di condanna che il pm Antonino Nastasi ha formulato ieri, al termine della sua requisitoria, nei confronti di Galanti, direttore sanitario dell’azienda ospedaliera universitaria di Careggi (Firenze) che rilasciò il certificato di idoneità al difensore viola. Astori era morto il 4 marzo 2018 in una camera d’albergo a Udine dove era in ritiro con la squadra alla vigilia della partita con l’Udinese. Secondo gli accertamenti medico legali morì nel sonno per una aritmia ventricolare maligna, provocata dalla grave patologia cardiaca della quale soffriva e che non gli era mai stata diagnosticata.

A Galanti il pm contesta il rilascio di due certificati di idoneità, nel 2016 e nel 2017: documenti emessi anche se nelle prove da sforzo sarebbero state rilevate delle aritmie. Ieri il difensore, avvocato Sigfrido Fenyes, ha invocato l’assoluzione sulla scorta degli esiti della perizia del gup. I periti hanno concluso che, se anche Astori fosse stato sottoposto all’holter, sarebbe stata bassa la probabilità che questo esame potesse permettere di rilevare anomalie tali da imporre ulteriori approfondimenti. Pm e legali di parte civile - l’avvocato Alessandro Zonca per padre, madre e i fratelli di Astori, Marco e Bruno; l’avvocato Alessio Mazzoli per la compagna Francesca Fioretti e la figlia - nei loro interventi ieri hanno ripetuto che in termini probabilistici non è affatto vero che con o senza holter il risultato sarebbe stato lo stesso: ossia, il decesso. E che l’holter cardiaco andava comunque fatto, perché lo stabiliscono linee guida Cocis per l’idoneità sportiva, che sono il manuale cui fare riferimento da parte dei medici di medicina sportiva. Per accusa e parti civili l’holter avrebbe rilevato le aritmie e in questo modo si sarebbe potuti passare ad accertamenti di secondo livello quali la risonanza magnetica. Se fossero state rilevate queste spie, Astori avrebbe potuto smettere con l’attività sportiva professionistica e avere quasi certe possibilità di sopravvivenza, hanno concluso le parti civili.

«La richiesta di condanna era nell’aria - commenta l’avvocato Fenyes -. Certamente sono argomenti che non condividiamo e per i quali ho cercato di replicare». Il professor Galanti, ieri assente, secondo le parole del suo legale «soffre in silenzio».

Il professore è indagato, con altri due medici, anche in un’inchiesta secondaria che ha preso le mosse dalla vicenda. L’accusa è relativa alla falsificazione di un certificato medico per un esame a cui il giocatore, secondo la prospettazione accusatoria, non sarebbe mai stato sottoposto. Il caso era stato sollevato da un’infermiera che aveva notato stranezze sui fogli del certificato. L’11 marzo scorso la Procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio per i tre indagati.

© RIPRODUZIONE RISERVATA