L’ultima beltà

Quando si è fortunati abbastanza da poter viaggiare, la tentazione di interpretare ciò che si vede e spiegarlo agli altri è, purtroppo, insopprimibile. Ecco la ragione per cui i libri di viaggio sono tanti ma quelli che val la pena leggere pochissimi. Eppure, certe volte anche noi viaggiatori modesti, abbagliati dall’ambizione di capire, veniamo raggiunti dalla luce di un’intuizione, o forse soltanto dalla scarica di un sospetto. Comunque sia, trattasi di qualcosa che avvertiamo come una conquista.

Prima di procedere, vorrei sottoporvi un passo dal «Libro d’ombra» di Junichiro Tanizaki. Così, nel 1933, lo scrittore giapponese cercava di stabilire le fondamentali differenze culturali tra Oriente e Occidente: «V’è forse, in noi Orientali, un’inclinazione ad accettare i limiti, e le circostanze, della vita. Ci rassegniamo all’ombra, così com’è, e senza repulsione. La luce è fievole? Lasciamo che le tenebre c’inghiottano, e scopriamo loro una beltà. Al contrario, l’Occidentale crede nel progresso, e vuol mutare di stato. È passato dalla candela al petrolio, dal petrolio al gas, dal gas all’elettricità, inseguendo una chiarità che snidasse sin l’ultima particella d’ombra».

Rilette queste righe alzo lo sguardo per incontrare una strada del Giappone di oggi, un passaggio tra mille altri, al centro del labirinto stradale di una grande città. Non c’è modo, qui, che l’ombra inghiotta qualcosa, tanto la luce artificiale invade tutto, mimetizzandosi dietro le insegne luminose, gli ideogrammi smisurati, gli schermi giganti e i fari che puntano al cielo. Non posso credere, però, che i giapponesi abbiano tradito a questo punto l’amore per l’ombra così bene descritto da Tanizaki. Ed ecco allora farsi avanti l’ intuizione – o il sospetto – di cui sopra: queste strade e queste luci, più che da noi impegnate a inseguire «una chiarità che snidi sin l’ultima particella d’ombra» sono un’enorme presa in giro, una beffarda, grottesca caricatura dell’ Occidente. I sorrisi orientali che vedo intorno a me, ne consegue, sono di scherno: vendono gentilezza e proteggono, nell’ombra, l’ultima beltà.

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