La vigilia: «Incamminarsi sulla via della solidarietà. Nella Chiesa nessuno è straniero»

Un grande fuoco, segno di Cristo risorto, Luce del mondo, acceso all’esterno dalla Cattedrale, ha caratterizzato la solenne veglia pasquale

«Cristo risorto è Luce perché rende possibile una convivenza umana non segnata da indifferenza, violenza, ingiustizia, ma da fraternità, solidarietà, perdono e impegno per garantire a tutti il rispetto dell’altissima dignità di ogni persona. Alla sua Chiesa, quindi a noi, offre il dono-compito di tener viva questa speranza e di lavorare sulla strada della solidarietà. A tutti i membri della Chiesa è chiesto di dare il proprio contributo perché nelle comunità ecclesiali e nella società cresca l’umanità nuova iniziata in Cristo risorto».

Un grande fuoco, segno di Cristo risorto, Luce del mondo, acceso all’esterno dalla Cattedrale. L’accensione del cero pasquale, segno della Risurrezione di Cristo. Poi il corteo processionale verso la Cattedrale avvolta nel buio, squarciato dall’accensione di tutte le luci, segno di Cristo risorto che sconfigge le tenebre della morte, e il canto dell’annuncio pasquale. Con questi gesti ricchi di significato simbolico, è iniziata in Cattedrale la Veglia pasquale, presieduta dal vescovo Roberto Amadei, durante la quale ventidue catecumeni di sei nazioni (Italia, Albania, Portogallo, Nigeria, Cuba, Bolivia), provenienti da quindici parrocchie, hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima, Eucaristia). Numerosi i fedeli presenti, fra cui parenti, amici e padrini dei catecumeni.

«Nella Veglia pasquale - ha esordito il vescovo nell’omelia - riviviamo l’avvenimento centrale del cristianesimo: Gesù morto sulla Croce è risorto e con la totalità della sua persona è entrato nella pienezza di vita di Dio. È una vita di amore e felicità eterna, che non è possibile immaginare perché Dio è oltre la nostra immaginazione. Ecco perché anche i suoi discepoli hanno faticato a riconoscerlo nell’intera realtà della sua Persona. È un avvenimento reale, testimoniato da chi, senza attenderlo perché assolutamente nuovo, l’ha sperimentato». Cristo risorto è Luce per il mondo. «È Luce per il nostro cammino personale e per l’intera umanità. È Luce perché Dio si è rivelato in Cristo Risorto come Padre fedele che ha creato l’uomo per la vita, non per la morte. Essa rimane in tutta la sua drammaticità, però è illuminata dalla speranza: non veniamo dal nulla, né torniamo al nulla, ma guidati da Cristo risorto torniamo alla comunione eterna del Padre».

«Nel Battesimo, Cresima ed Eucaristia - ha proseguito monsignor Amadei -, Gesù Cristo si lega a noi per aiutarci a percorrere la sua vita, a vivere, amare, gioire e soffrire con e come Lui; a morire, cioè rinunciare a tutto ciò che non è conforme al suo stile di vita, a dire sì alle sue scelte, al suo modo di amare il Padre e i fratelli, di appassionarci alla sua vita e a quella di tutti con la passione del Padre. Non vivendo il rapporto con cose e persone soltanto in funzione del proprio bisogno, ma in funzione del bene di tutti». Bisogna testimoniare la nuova convivenza umana indicata da Cristo risorto. «Alla sua Chiesa, quindi a noi - ha aggiunto il vescovo -, offre il dono-compito di tener viva questa speranza, indicando il cammino per far avanzare questo tipo di convivenza. Sarà un cammino sempre parziale, perché è presente la forza dell’amore del Signore, ma anche la nostra fragilità e il nostro egoismo. La Risurrezione di Cristo ci garantisce che la pienezza verrà regalata da Dio al termine della storia umana. La Chiesa deve svolgere questo compito con l’insegnamento e soprattutto con l’esempio, divenendo una fraternità autentica che collabora con tutti perché sempre più si creda e si lavori sulla strada della solidarietà. Queste parole sembrano vuote e illusorie, soprattutto in questi momenti che stiamo vivendo. Ma anche sul Calvario la situazione non era diversa e Cristo ha percorso con speranza la strada della dedizione appassionata all’umanità e a ogni persona, sperando anche nella conversione dei cuori più induriti. Per collaborare con il Signore sempre all’opera in noi e con noi per guarire il cuore ferito dell’umanità, dobbiamo vivere nella vita quotidiana l’amore che il Signore ci regala soprattutto nell’Eucaristia. Chiediamoci: come viviamo questo dono-compito nella vita personale, in quella ecclesiale e nei diversi ambiti della società?».

Monsignor Amadei si è infine rivolto direttamente ai catecumeni. «Carissimi, vi accogliamo come fratelli che diventano membri della Chiesa. La vostra presenza testimonia che nella Chiesa non ci sono stranieri, ma siamo tutti figli dello stesso Padre. Le nostre comunità cristiane siano veramente una casa accogliente per tutti voi e anche voi aiutatele a divenire tali». Insieme a monsignor Amadei ha concelebrato, fra gli altri, anche il vescovo ausiliare Lino Belotti. Oggi, solennità della Pasqua di Risurrezione, alle 10.30 in Cattedrale il vescovo presiede una solenne Concelebrazione eucaristica.

(11/04/2004)

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