Itis tessile: pochi iscritti, niente classi

Sono meno di 15, il numero minimo previsto dalla riforma Moratti. In crisi anche i tintori Il preside: «Le accorperemo con altri corsi, ma le specializzazioni saranno preservate»

Non è una novità per l’Istituto tecnico industriale Paleocapa. Gli iscritti sono sempre meno e a risentirne di più sono i settori più deboli, tessile e tintorio. Ma da quest’anno il limite minimo di 15 alunni per classe, stabilito dalla riforma Moratti, ha dapprima fatto temere la soppressione temporanea dei corsi, quindi ha spinto il consiglio docenti a prevederne l’accorpamento con altri, preservando però le ore dedicate alla specializzazione.

Lo ha confermato il preside Michele Nicastri: «Le preiscrizioni non raggiungono il numero richiesto dalla legge – ha detto –. Sia nel tessile che nel tintorio attualmente abbiamo poco più di 10 iscritti, fatto che già si era verificato negli anni scorsi, ma che oggi non è sufficiente a formare classi autonome. Le accorperemo con altri corsi, senza tagliare le ore dedicate alle specializzazioni, come avviene già quest’anno con le classi quinte, che sono unite».

Per quest’anno, insomma, non ci dovrebbero essere problemi, ma sono le prospettive a preoccupare chi lavora in questi settori didattici. Ezio Carissoni, che insegna al tessile, spiega: «Le iscrizioni all’Itis sono scarse, e così anche per i corsi tessile e tintorio. È un fenomeno che riflette la più generale crisi del settore sul nostro territorio, ma che si lega anche alle tendenze delle nuove generazioni. Se un tempo i figli degli imprenditori tessili frequentavano l’istituto tecnico, adesso quelle stesse famiglie prediligono i licei e poi facoltà universitarie come Giurisprudenza o Economia e Commercio. Paradossalmente, poi, la creazione della facoltà di Ingegneria tessile a Bergamo non ci ha favorito, perché chi accede a quel corso proviene da altri tipi di scuole secondarie».

Ma nel futuro dei corsi tessile e tintorio dell’Itis Paleocapa potrebbe esserci una collaborazione con le aziende del settore, alla quale la scuola sta guardando con grande interesse già da diverso tempo.

«Il calo di iscritti non significa che non ci sia bisogno di formazione – ha spiegato il preside –. Le aziende hanno interesse a formare tecnici in questi settori e molti dipendenti hanno bisogno di qualificarsi. In questo senso, quindi, le richieste non mancano. Il problema, semmai, è che gli strumenti che abbiamo a disposizione non sono abbastanza elastici. Non abbiamo i numeri sufficienti per i corsi serali, che sarebbero i più graditi per questo genere di studenti, ma stiamo studiando forme alternative di organizzazione dei corsi».

«Una soluzione - continua il preside Nicastri - potrebbe essere quella di far frequentare ai tecnici che si vogliono specializzare solo le materie di settore, perché sarebbe inutile chiedere a persone già diplomate di frequentare anche le materie di base. Tutto sta nel come organizzare gli ingressi di questo personale in cerca di specializzazione e di come aggregarlo agli studenti dei corsi. Per tessile e tintorio, ad ogni modo, queste richieste potrebbero essere decisive, anche nel futuro, per il mantenimento di queste due specializzazioni».

(26/02/2005)

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