Zogno, «talpe» sempre attive
Continuano a rivelare i dati

L'inchiesta era aperta da quasi due anni, eppure gli emissari delle agenzie per il recupero dei risarcimenti continuavano a bussare alle porte della gente coinvolta in incidenti automobilistici. Continuano le indagini a Zogno: ci sono una ventina di indagati, tra cui 8 carabinieri.

L'inchiesta era aperta da quasi due anni, eppure gli emissari delle agenzie per il recupero dei risarcimenti continuavano a bussare alle porte della gente coinvolta in incidenti automobilistici. Risale a tre settimane fa il caso di una ragazza dimessa dai Riuniti con un colpo di frusta, che s'è vista contattare dal dipendente di una società di consulenze per i sinistri stradali, sita in via Paleocapa a Bergamo, venuto sotto casa a offrire servizi non richiesti.

Pure lei, come è successo a molti altri, aveva inizialmente scambiato il consulente per un incaricato dell'assicurazione. E anche lei, chiarito l'equivoco, aveva chiesto come fosse riuscito a entrare in possesso delle sue generalità e del suo indirizzo.

L'episodio induce a due supposizioni. Primo: che le «talpe» - gli infermieri di qualche ospedale o altre persone all'esterno delle strutture sanitarie a cui questi dati sono stati trasmessi - non si curassero dell'indagine e continuassero la loro attività sotterranea, molto probabilmente per racimolare mance in cambio delle «soffiate».

Secondo: che non fossero al corrente dell'inchiesta, nonostante sia stata avviata agli inizi del 2010 e sia arrivata a contare una ventina di indagati, tra cui otto carabinieri della Compagnia di Zogno, compreso l'ex comandante, il capitano Filippo Bentivogli.

Il fascicolo, aperto dal pm Franco Bettini, contempla diversi tipi di reato (corruzione, falso ideologico e materiale, violazione del segreto d'ufficio) e un numero considerevole di episodi di «infedeltà». Le «talpe» che dai reparti ospedalieri diffondevano dati sensibili; le divise dell'Arma che, per l'accusa, avrebbero dirottato, quando non stoppato, il percorso di alcune contravvenzioni stradali e che, in alcuni casi, avrebbero fornito informazioni coperte dal riserbo.

Di questo ultimo reato è accusato il capitano Bentivogli: secondo il pm, avrebbe fornito notizie non divulgabili alla sua compagna, un'imprenditrice di Zogno. Lunedì la donna ha inviato un comunicato al nostro giornale in cui spiega di apprendere «dalla stampa del mio coinvolgimento in indagini preliminari aventi ad oggetto fatti dei quali nulla so, per essere ad essi completamente estranea».

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