Gli australiani vanno a caccia
di minerali nella Bergamasca

La parola fine forse non è ancora stata scritta. A trent'anni dalla chiusura delle miniere della Val del Riso, era il dicembre del 1982, a sorpresa arriva che - e da molto lontano, l'Australia - è interessato a riaprire l'attività.

La parola fine forse non è ancora stata scritta. A trent'anni dalla chiusura delle miniere della Val del Riso, era il dicembre del 1982, a sorpresa arriva chi è interessato a riaprire l'attività. Il ramo italiano dell'australiana Energia Minerals, che ha sede a Perth, ha richiesto cinque nuove concessioni di ricerca in questo comprensorio. Inoltre si torna a parlare dell'uranio di Novazza.

«Già nel 2006 Metex, realtà sempre del nostro gruppo – spiega Marcello De Angelis, di Energia Minerals Italia Srl – aveva ottenuto cinque autorizzazioni di ricerca con finalità estrattive. Questi permessi a breve dovrebbero passare alla sezione italiana della società australiana, nata circa un anno fa. Da qualche mese abbiamo richiesto altre cinque licenze. In questo modo dovremmo arrivare a dieci. Sono procedure complesse che servono per valutare la possibilità di dare il via a un'attività altamente specializzata».

Chi conosce le gallerie sa che di minerale, qui, ce n'è ancora. Nel 1982 le luci non si sono spente perché il filone era esaurito: semplicemente si decise che non era più economico continuare a estrarre in Italia. Ma mentre trent'anni fa l'attività si stava concentrando nel fondovalle, le nuove ricerche si orientano ora più in alto.

E come è successo nel 2006, gli australiani tornano a mettere gli occhi anche sulle miniere di uranio di Novazza di Valgoglio. «In alta valle, a Novazza - spiega De Angelis - ci sono zinco e piombo, ma il nostro interesse è principalmente per l'uranio: si potrebbe vendere sul mercato estero, visto che in Italia non c'è richiesta. È un patrimonio che va considerato».

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