Yara, al via nuove indagini
Prelievi di dna in palestra

È partita una nuova massiccia campagna di convocazioni da parte degli inquirenti che indagano su Yara, nei confronti di categorie ben precise di persone: frequentatori della palestra, residenti in Valle del Riso, amici e conoscenti del presunto padre dell'assassino.

È partita in questi giorni una nuova massiccia campagna di convocazioni da parte degli inquirenti che indagano sul delitto di Yara, nei confronti di categorie ben precise di persone, appartenenti a vari ambiti, peraltro già a lungo scandagliati nel corso dell'inchiesta: frequentatori della palestra, residenti in Valle del Riso, amici e conoscenti del presunto padre dell'assassino. Il pool di investigatori coordinati dal pm Letizia Ruggeri ha infatti pianificato a tavolino il lavoro da qui alla chiusura delle indagini preliminari, prevista per il prossimo 28 febbraio. Gli inquirenti hanno calendarizzato almeno altri 1.400 prelievi di dna: un tour de force che sembra una corsa contro il tempo, prima della scadenza imposta dal codice di procedura penale.

Dell'accelerata impressa all'attività d'indagine ha parlato ieri sera anche la trasmissione televisiva Quarto Grado, su Rete 4. Il ruolino di marcia imposto da chi coordina le indagini prevede che tra carabinieri e questura vengano prelevati almeno una settantina di campioni salivari a settimana. La tabella individua tre ambiti entro i quali dovranno essere effettuate le convocazioni da parte delle forze dell'ordine. Quello che più sorprende è il ritorno alla palestra, da cui Yara scomparve il 26 novembre 2010. Dei 1.400 prelievi pianificati, infatti, almeno 700 dovranno essere compiuti nell'ambito del contesto relazionale della vittima (soprattutto tra i frequentatori del centro sportivo di Brembate Sopra). In particolare, saranno convocate le persone iscritte ai vari corsi sportivi che si tengono in orario tardo pomeridiano, cioè compatibili con l'orario (erano da poco passate le 18,30) con quello della sparizione di Yara. Ovviamente sono migliaia i frequentatori del centro sportivo già convocati nell'arco di quasi due anni di indagini, perciò la nuova ricerca sarà mirata a chi ancora non era stato chiamato.

Altri 500 tamponi dovranno essere raccolti in alcuni comuni definiti d'interesse nell'ambito della cosiddetta pista di Gorno. Sulla base del test del dna, gli inquirenti sono convinti che un defunto sepolto a Gorno sia il padre biologico di chi ha lasciato la sua traccia sugli indumenti di Yara (ovvero, presumibilmente, l'assassino). Poiché i figli riconosciuti di quest'uomo hanno un dna incompatibile con quello sospetto, l'ipotesi attorno al quale ruota tutta l'indagine è che l'uomo ebbe anche un figlio illegittimo. Figlio di cui, però, al momento non c'è alcuna traccia. Dopo aver indagato sul passato di questo presunto padre biologico (morto nel 1999) senza trovarvi alcuna macchia, e dopo aver spulciato senza successo negli elenchi delle anagrafi comunali bergamasche a caccia di figli di «Nn» e ragazze madri su cui compiere indagini, gli investigatori si apprestano ora ad un'altra massiccia campagna di acquisizione di profili genetici, sperando di poter imbattersi nel profilo biologico del presunto figlio illegittimo o, quantomeno, in quello di sua madre (per questo la campagna di acquisizione riguarda anche le donne).

Dopo che le indagini tradizionali non hanno sortito risultati, solo un colpo di fortuna (unita alla bravura dei tecnici di laboratorio) potrebbe a questo punto imprimere una svolta all'inchiesta. Il terzo ambito (per cui sono stati pianificati almeno 200 prelievi) è proprio quello delle relazioni e delle amicizie del defunto, ritenuto il presunto padre biologico dell'omicida. Dopo l'acquisizione, i Ris e la polizia scientifica dovranno lavorare sodo per comparare tutti questi profili - che si aggiungono ai circa 13 mila già prelevati - con quello ormai ribattezzato «Ignoto 1».

Vittorio Attanà

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