Delitto di Villa di Serio
«I killer conoscevano i boschi»

«Chi è andato al Cascinetto Pigna per uccidere Agostino Biava doveva conoscere bene i boschi della Tribulina». A dirlo è il sindaco di Villa di Serio, Mario Morotti.

«Chi è andato al Cascinetto Pigna per uccidere Agostino Biava doveva conoscere bene i boschi della Tribulina». A dirlo è il sindaco di Villa di Serio, Mario Morotti.

«Di certo i killer non sono saliti in auto fino alla cascina. Devono averla lasciata da qualche parte, probabilmente sul versante di Villa di Serio, da dove in dieci minuti si arriva a piedi in via Pomarolo. Ma dovevano per forza conoscere la strada per tornare all'auto: in quei boschi è facilissimo perdersi, figuriamoci dopo aver commesso un omicidio, tra il buio e la fretta».

I carabinineri del Nucleo investigativo di Bergamo, coordinati dal pm Fabrizio Gaverini, stanno proseguendo con gli accertamenti e gli interrogatori. Sotto torchio ci sono i familiari: la figlia della vittima, Pamela, la seconda moglie Anila Bregu e la cerchia di parenti e amici che andavano alla cascina per dare una mano a Biava con gli animali.

Anche i due testimoni sono stati interrogati a lungo: possibile che non abbiano visto proprio nulla? A che distanza sono stati sparati i colpi e dove si sono nascosti i killer, o il killer, per poi dileguarsi senza lasciare tracce? L'autopsia, che sarà eseguita oggi o al più tardi domani all'ospedale Papa Giovanni di Bergamo, potrà fornire qualche indicazione in più sul calibro dell'arma, la direzione dei colpi e la distanza da cui sono stati esplosi.

Biava non era un criminale di grosso calibro ma aveva, a detta di tutti, un carattere rissoso e aggressivo. Con l'ex sindaco Franco Cornolti, 12 anni fa, venne persino alle mani: «Avevo emesso un'ordinanza che gli vietava di spargere liquami e rifiuti nei boschi – ricorda – erano intervenuti anche l'Asl e il veterinario per controllare la cascina. Lui per tutta risposta venne in comune nel giorno di ricevimento del pubblico, mi minacciò pesantemente e tentò di strozzarmi. Per fortuna le persone che erano in attesa sentirono le urla e vennero ad aiutarmi. Io lo denunciai, poi però, viste le condizioni della famiglia, mi misi una mano sul cuore e ritirai la querela».

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