Melazzini e don Pennati
a confronto sulla «malattia»

Oggi pomeriggio alle 17,30 nella sala Alabastro del Centro Congressi Giovanni XXIII, un medico e un sacerdote, parlano della malattia che paradossalmente «insegna a vivere».  Sono Mario Melazzini, direttore dell'Unità operativa di Day Hospital Oncologico della Fondazione Maugeri Irccs di Pavia, e don Roberto Pennati, sacerdote del Patronato, entrambi affetti da Sla, la malattia degenerativa che colpisce il sistema nervoso e che ineluttabilmente conduce alla morte.   
L'occasione dell'incontro, organizzato dalla libreria Buona Stampa e moderato dal giornalista Alberto Ceresoli, caporedattore responsabile del sito web de «L'Eco di Bergamo», è dato dalla presentazione del libro di Melazzini, edito da Lindau, «Un medico, un malato, un uomo. Come la malattia che mi uccide mi ha insegnato a vivere». Nel suo libro Melazzini racconta di sé, un uomo realizzato nel lavoro e negli affetti, che si trova a dover fare i conti con una malattia che non lascia scampo.
Il calvario di Melazzini inizia nel 2002 quando un giorno sale in bicicletta per il suo allenamento quotidiano e capisce che qualcosa non va. Ci vuole un anno per avere la diagnosi di Sla, una patologia con la quale, mediamente, non si vive più di tre anni. Il medico diventa malato, incontra la sofferenza, la paura e il pensiero di farla finita prima di ritrovarsi totalmente immobilizzato dal male. Ma poi reagisce. Capisce che la vita può essere ricca e interessante, nonostante la malattia. Anzi, anche «grazie» a essa. Così anche la sua stessa professione acquista un nuovo senso, perché la sua sofferenza personale gli ha consentito di porsi «dall'altra parte della barricata».

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