Arte, musica e poesia... artificiale
Google e gli algoritmi. Non è così semplice

Dalla musica nelle cuffie al quadro in salotto, fino alla raccolta di poesie sul comodino, l’espressione artistica del futuro potrebbe non scaturire dalla creatività innata dell’uomo, ma da quella indotta della macchina.

Questo almeno nelle intenzioni di Google, che vuol rendere l’intelligenza artificiale sempre più simile al genio umano, estro creativo compreso. E così iniziano a nascere cyber-poesie, quadri e brani musicali composti dal computer che, sebbene lontani dall’esser capolavori, sembrano portare la fantascienza nell’alveo della realtà.

L’ultimo passo in questa direzione è il progetto Magenta, che si propone di insegnare alle reti neurali come scrivere canzoni e fare quadri. Google deve ancora annunciarlo in pompa magna ma, da quel che ha svelato finora, il progetto punta a esplorare il potenziale creativo dei computer. Per farlo si affida a TensorFlow, l’archivio open source di Big G per l’apprendimento automatico, cioè gli algoritmi attraverso cui un programma informatico migliora le proprie prestazioni attraverso l’esperienza.

Con Magenta si dovrebbe poter valutare la capacità della macchina di creare opere d’arte in modo, se non autonomo, almeno semi-indipendente, partendo da piccoli input. In campo musicale l’impresa non sembra agevole, se si vuole ottenere un buon risultato. Nei mesi scorsi a Londra ha debuttato «Beyond the Fence», il primo musical composto dall’intelligenza artificiale: tanta la curiosità generata, molto meno il gradimento del pubblico.

È andata un po’ meglio nella pittura, con i quadri di Google che di recente sono andati all’asta a San Francisco incassando alcune migliaia di dollari. La compagnia di Mountain View ha spiegato ai neuroni artificiali come creare opere d’arte partendo da fotografie, e nelle tele virtuali hanno preso vita paesaggi psichedelici, scorci di castelli fiabeschi e foreste ispirate all’impressionismo di Van Gogh.

Il comparto più ostico è comunque quello letterario. Negli ultimi tempi Google ha nutrito le sue reti neurali con migliaia di libri per migliorare l’abilità della macchina a esprimersi nel linguaggio naturale. Un passaggio fondamentale, questo, per mettere a punto un assistente digitale davvero efficiente, una Siri o una Cortana in grado di comprendere e soddisfare le richieste dell’utente come e meglio di un assistente in carne e ossa. Dopo la lettura, il computer si è cimentato con la poesia: cyber-componimenti, intrisi di malinconia, che sembrano piuttosto lontani dal conquistare un editore.

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