Caino è tornato, cos'hai fatto?
- di Ettore Ongis

di Ettore Ongis

Bisogna essere delle belve feroci per rapire e accanirsi su una ragazzina di 13 anni, probabilmente scelta a caso. Per ucciderla e gettarla in un campo, come un agnello sacrificale, abbandonato al...

di Ettore Ongis

Bisogna essere delle belve feroci per rapire e accanirsi su una ragazzina di 13 anni, probabilmente scelta a caso. Per ucciderla e gettarla in un campo, come un agnello sacrificale, abbandonato al freddo e al buio di questo lungo inverno. Bisogna odiare la propria e altrui umanità per non ascoltare lo strazio della famiglia, le suppliche di una comunità, il clamore dei media, lo sgomento di un Paese intero. Caino è tornato e contro di lui urlano forte, in queste ore, le parole di Dio: «Cosa hai fatto?», e le parole severe di Gesù: «Meglio sarebbe per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare».

Dunque Yara è stata assassinata, e con lei il suo sorriso, il suo sogno di diventare insegnante di ginnastica ritmica e il suo futuro. Il ritrovamento del suo corpo a Chignolo d'Isola, nel pomeriggio di ieri, ha spento quei barlumi di speranza che ancora erano rimasti di poterla riabbracciare viva. Ciò che segretamente temevamo è accaduto. Peggio ancora di come si poteva immaginare, perché neppure un lenzuolo bianco o il calore della terra hanno potuto proteggerle almeno il viso.

Il ritrovamento è avvenuto accidentalmente, proprio a tre mesi esatti dalla scomparsa, non molto distante dal luogo in cui un altro giovane, di origine dominicana, il 16 gennaio è stato trovato ucciso in circostanze non ancora chiarite. Chissà se Yara era già lì dagli inizi o vi è stata portata in seguito.

Nulla potrà compensare il dolore e il male provocati da tanta cattiveria e colmare il vuoto lasciato da Yara per la sua famiglia e per tutti quanti le volevano bene, dai compagni di scuola agli amici della palestra. Ma certo chi è responsabile di un delitto così grande non dovrà farla franca: bisogna che chi ha ucciso Yara paghi il suo conto anche con la giustizia terrena. Paradossalmente, aver trovato Yara, pur nella tragicità di questo momento, è già qualcosa che si oppone all'insopportabile nulla che l'aveva inghiottita da quel maledetto 26 novembre. Adesso che conosciamo la triste verità possiamo almeno piangere o ribellarci.

«Non dirmi niente», ha sussurrato ieri sera sull'uscio di casa papà Fulvio al parroco. «Non ti dico niente», e si sono abbracciati in lacrime. A quell'abbraccio silenzioso ci uniamo idealmente anche noi, insieme a tutte le persone che hanno sofferto, pregato, lavorato affinché si accendesse almeno una luce su questa terribile vicenda. Don Corinno ha promesso che appena ci sarà la conferma ufficiale che quel corpo è quello di Yara farà suonare le campane a festa. E commosso ha aggiunto: «Quelle a morto non le suonerò, perché Yara è una piccola martire e, ne sono certo, è in Paradiso. È in Paradiso».

Ettore Ongis

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