Etro, visita a sorpresa alla Carrara
Alla scoperta della nuova pinacoteca

Lo stilista, collezionista appassionato, ha voluto riscoprire la pinacoteca cittadina dopo i lavori. Innamorato della Madonna col Bambino di Cosmè Tura, un po’ meno dei colori accesi del cortile della Gamec.

Un collezionista, un appassionato di arte antica, un uomo geniale e istrionico ma non di molte parole. È così che Girolamo Etro, da tutti conosciuto come Gimmo, nei giorni scorsi si è presentato con due amici all’Accademia Carrara, per riscoprirla nel suo abito nuovo, ma soprattutto per riscoprire quelle opere che lo stilista, fondatore dell’omonimo brand nel 1968, aveva già avuto modo di guardare da vicino prima che la pinacoteca chiudesse 7 anni fa per lavori.

Una visita a sorpresa, che solo i ben informati della Carrara sapevano e che è stata organizzata con discrezione, proprio come Gimmo, classe 1940, ha richiesto. Un tipo silenzioso, un attento conoscitore dell’arte, lo stilista non poteva che incontrarsi nel cortile tirato a lucido della pinacoteca con il conservatore della Cararra Giovanni Valagussa.

I due si conoscono da tempo ed è stato proprio Valagussa il Cicerone della mattinata: «Non che ce ne fosse bisogno: Etro conosce molto bene l’arte antica, è un collezionista appassionato, amante dei dettagli» ha commentato Valagussa. Tanto che i pochi discorsi dello stilista sono stati proprio quelli tipici di un visitatore-conoscitore che non osserva tanto «il contenitore», quanto il «contenuto».

Con una sorpresa, considerando che nella sua ampia collezione d’arte, principalmente raccolta a Milano, Etro avrebbe solo un’opera su tavola. «Ha molto apprezzato la Madonna col Bambino di Cosmè Tura, una tempera su tavola del 1400 posizionata nella prima sala – spiega il conservatore della Carrara -. Ha detto che se ne apparisse una sul mercato antiquario la prenderebbe volentieri».

In tutta quell’armonia, solo una critica che, da uno che il colore lo usa e che ha fatto del Paisley - il disegno cachemire –un segno distintivo del marchio negli anni Ottanta, è ancora più marcata. Pare che lo stilista sia infatti rimasto parecchio sorpreso dal cortile «colorato» della Gamec, allestito dai Maestri del Paesaggio. Avrebbe storto la bocca, ma solo un po’, più che altro colpito dall’abbinamento tra l’arte antica e le sinuose linee del Palma e quel gioco più geometrico e dai toni forti che colora l’interno della galleria.

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