«Italia 2017, una realtà su misura»
Si crede più nelle marche, no alla politica

Ipsos Flair, arrivato alla sua settima edizione, è la pubblicazione che espone il punto di vista di Ipsos sulla situazione, il clima e il sentiment del paese.

Il volume di quest’anno, che si intitola «Italia 2017: una realtà su misura», è dedicato all’analisi e alla lettura di un mondo che diventa sempre più complesso e sfuggente, sempre più sfaccettato e individualizzato. Una realtà su misura anche per sottolineare come quest’ultima viene percepita dagli italiani contemporaneamente minacciosa e attraente, indecifrabile e amichevole, terrorizzante e confortante in una costante ambivalenza interpretativa nella quale, sempre più spesso, l’altro e il diverso è vissuto come un nemico.

«Gli Italiani si trovano intorno alla difficoltà nel governare il loro rapporto con la realtà, una realtà che in particolare vivono come un’aggressione. Aggressione esterna, portato di fattori esogeni o percepiti come tali. Sotto un certo aspetto la globalizzazione, l’Europa, la crisi economica, i flussi migratori provocano reazioni sempre più incattivite difficili da controllare. Ma anche fattori endogeni, primo fra tutti il tema della difficoltà della politica a farsi carico delle sofferenze sociali», commenta Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos Italia, che continua: «In sostanza è stato questo il segnale mandato dal voto referendario. I ceti più esposti alla crisi, i segmenti del ceto medio che si impoveriscono, le realtà periferiche, hanno votato no».

In questo mondo così complesso e bifronte le persone si ritagliano un pezzo di realtà confortevole, una propria e personale confort zone evitando per quanto possibile che il resto che confligge entri nella propria vita. Per difendersi, per non soccombere ad una società sovracomunicata, disarticolata, gli individui si creano dunque una bolla nella quale accomodarsi. È il fenomeno dell’individualizzazione ma anche dell’omofilia, della ricerca del simile e la negazione del diverso.

In questo nuovo paradigma i soggetti che avevano funzione sociale, come la politica e le rappresentanze intermedie, vengono progressivamente a mancare nelle loro funzioni e autorevolezza. Al contempo le marche, adesso portatrici di valori e vissuto reali anche grazie alle nuove strategie di comunicazione, giocano sempre più un ruolo politico e sociale.

«I brand hanno sempre più un ruolo attivo nella società, sono spesso veicoli di valori all’avanguardia, punti di riferimento, ma anche compagni di strada, amici o nemici. Ma con al centro, sempre, la liberazione delle spinte individuali in una realtà non etichettabile. È un percorso di libertà da un lato, ma appunto con il rischio di lacerazione dei legami. Tenere insieme i due aspetti è la sfida», commenta ancora Nando Pagnoncelli.

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