«Le ossa di via Zelasco?
Nel '50 ne trovammo migliaia»

«Le ossa in via Zelasco? Nel 1950 ne trovammo a migliaia». Mentre la Sovrintendenza, accompagnata dall'assessore comunale ai lavori pubblici Alessio Saltarelli, esamina i resti umani rinvenuti durante lo scavo fatto da A2A per la posa del teleriscaldamento, il geometra Ernesto Bordogna, che all'inizio degli anni'50 realizzò il complesso di edifici e giardini pubblici del San Marco, ricorda un ritrovamento molto più cospicuo.

«Allora - racconta - la zona era un'ortaglia rigogliosa. Stavamo piazzando una ciminiera quando ha cominciato a sprofondare, mentre si alzava una strana polvere. Abbiamo scavato e abbiamo trovato due fosse rettangolari, molto grandi, che contenevano strati di ossa, crani e femori sottosopra, segno che in passato erano già state trasferite, oppure che appartenevano a corpi gettati alla rinfusa. Fermai i lavori e avvertii il sindaco, Tino Simoncini, che convocò l'allora responsabile del servizio di igiene pubblica, il dottor Crispino. In mezza giornata, le ossa furono trasportate con i mezzi dell'impresa fino al cimitero e riversate in una nuova fossa comune e i lavori rpresero. Ricordo che le ossa erano un numero impressionante. Pensammo che fossero morti di peste, probabilmente quella manzoniana del 1630, visto che in zona sorgeva l'ospedale di San Marco, nome che poi conservammo nella toponamastica del nuovo quartiere».

Sessant'anni dopo, i nuovi reperti per ora non sono stati datati, né è chiaro se esista la possibilità che nel sottosuolo si nascondano altri reperti archeologici. Il ritrovamento è avvenuto a circa un metro e mezzo di profondità, poco distante dalla Casa San Marco, l'edificio costruito nel 1938 sopra l'antico ospedale San Marco, uno primi e più importanti ospedali di Bergamo noto anche come Ospedale Grande, che dalla fine del 1400 al 1930 ha occupato l'area in cui attualmente sorge la Casa San Marco, il Palazzo della Libertà e l'Hotel San Marco. Ritrovamenti simili erano stati fatti anche durante gli scavi per il parcheggio di piazza della Libertà.

L. G.

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