Marco Epis salvato dai russi
Ancora silenzio per Maurizio

Il dramma di Epis sull’Everest. Il team di Seven Summit: «Due giorni da solo nella neve, è vivo grazie a noi». Si affievoliscono le possibilità di ritrovare l’alpinista di Oltre il Colle: di lui nessuna notizia da giovedì scorso

Adesso sta bene Marco Epis, alpinista della spedizione «Spirito libero», originario di Oneta. È in salvo al campo base cinese, quota 5.200, ma i giorni appena trascorsi – già segnati dal dramma di Pierangelo Maurizio, di Oltre il Colle, scomparso sulla parete Nord dell’Everest da giovedì – sono stati durissimi anche per lui.

Molto più duri di quanto le prime frammentarie notizie facessero supporre: non solo lo sfinimento legato alla quota e le difficoltà di un rientro carico di angoscia per le sorti del compagno disperso, ma un edema cerebrale, disturbo tipico degli ottomila che può essere affrontato con successo solo scendendo di quota.

Proprio ciò che è capitato a «Marchì», così come l’alpinista di Oneta è soprannominato, anche se i dettagli del soccorso sono emersi in tutta la loro crudezza solo ieri. Il sito specializzato mounteverest.net ha messo on line le immagini dell’intervento di soccorso portato a termine dai russi della spedizione Seven Summit club, accompagnate da alcune dichiarazioni degli stessi soccorritori che rischiano di diventare ulteriore fonte di polemica in un momento decisamente delicato per l’alpinismo bergamasco: «Lo scalatore italiano Marco – ha affermato Alex Abramov – ha trascorso due giorni nella neve in stato di incoscienza in prossimità del campo a quota 8.300. È stato trovato dalla guida della nostra spedizione Sergey Kofanov che ha prontamente organizzato le operazioni di salvataggio, accompagnando Marco al Colle Nord. Questo gli ha salvato la vita».

Affermazioni perentorie che gettano qualche pesante ombra sulla dinamica di un’ascensione di cui si conosce ancora troppo poco e alle quali potranno replicare solo i diretti protagonisti quando saranno in grado di farlo.

(23/05/2007)

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