Palacreberg, c’è l’ipotesi palasport

«Ci stiamo lavorando»: è la lapidaria risposta del sindaco Roberto Bruni alla domanda sul destino del Palacreberg. Il primo cittadino promette: «Entro l’estate cercheremo di arrivare ad una valutazione precisa». Una valutazione che consenta di uscire dall’impasse: che fare del palatenda, costato la modica cifra di 8 miliardi delle vecchie lire, inaugurato la scorsa primavera e già trattato come una scarpa vecchia?

A Palazzo Frizzoni gira una battuta: «Smontiamolo e mandiamolo a chi potrebbe essere utile», ma non è escluso che qualcuno ci stia pensando seriamente. Bruni non si sbilancia, per il momento si limita a dirsi d’accordo con l’assessore agli Spettacoli Enrico Fusi: «Di certo non è adatto alla prosa» e rimanda la palla agli uffici tecnici, che dovranno verificare la fattibilità di una riconversione. E a questo proposito torna in gioco la possibilità di trasformare il palatenda di via Pizzo della Presolana in un palasport. Il direttore generale di Palazzo Frizzoni, Adriano Musitelli, conferma: «I nostri uffici tecnici ci stanno lavorando.

Dobbiamo capire quanti posti a sedere riusciremmo a realizzare: 1.500 non sarebbero sufficienti, ma se arrivassimo a 2.500 la trasformazione in Palazzetto dello sport sarebbe possibile». Già contattata la società di pallavolo della Foppapedretti, che si è detta disponibile a valutare il trasferimento. A giorni le relazioni tecniche saranno pronte. A quel punto si valuterà il da farsi.

Intanto i progettisti del Palacreberg fanno sapere che la tipologia dell’impianto consente la trasformazione. «Le dimensioni ci sono» dichiarano i vertici della «Strutture geodetiche Zak», l’azienda di Desio che ha costruito la tensostruttura, «e l’avremmo detto prima, se qualcuno ci avesse contattato». La Zak, che ha realizzato centinaia di impianti polivalenti in tutta Italia, compreso il Teatro della Luna di Assago, ha già riconvertito palatenda come quello di Bergamo, facendoli diventare impianti in grado di accogliere manifestazioni di vario genere: eventi sportivi, concerti, congressi. In apertura di cantiere, nell’agosto del 2003, i costruttori avevano promesso una tensostruttura che non avrebbe fatto rimpiangere il teatro Donizetti: ambiente confortevole, 1.500 comode poltrone, palcoscenico perfettamente visibile da ogni settore e un’acustica eccellente, a patto che venissero utilizzati gli amplificatori. A chi fa presente che le note dolenti arrivano proprio dal «fronte acustico» la Zak risponde che «se il pubblico fa confronti con la Scala o il Donizetti, non sarà mai soddisfatto». A dire il vero, in tempi non sospetti, gli esperti di Desio avevano ammesso che «con i soldi a disposizione non si poteva fare di meglio», donde il consiglio di ricorrere ad accorgimenti che migliorassero la diffusione del suono, come l’uso di pannelli mobili. Per la Zak l’operazione è stata comunque un successo. Sostengono che il rapporto prezzo-qualità del manufatto è ottimo e che tutte le prove compiute prima e durante il collaudo hanno avuto esito soddisfacente.

Ricapitolando, se abbiamo capito bene: nella tensostruttura costruita dall’amministrazione Veneziani alcuni spettacoli sono improponibili e l’impressione è che se anche venissero proposti, il pubblico non andrebbe comunque a vederli (le ultime rappresentazioni della stagione di prosa hanno registrato un calo degli spettatori); il Palacreberg necessita di una nuova «vocazione», altrimenti rischia di essere sottoutilizzato e le finanze di Palazzo Frizzoni non possono permetterselo; infine, la nuova destinazione del palatenda avrà un effetto domino sulle altre sale della città deputate a spettacoli e manifestazioni.

Per il Donizetti si procede sulla strada dei lavori di ristrutturazione a lotti, «la più impervia», per ammissione dell’assessore ai Lavori Pubblici, Carlo Fornoni. L’intervento di rifacimento della facciata sarà appaltato entro la fine dell’anno, i lavori potrebbero iniziare la prossima primavera. L’ipotesi dell’utilizzo del Teatro Nuovo, acquistato o affittato, «resta un sogno» secondo Fornoni, ma Fusi non la scarta. Intanto il tempo stringe e l’impressione è che non dovremo aspettare molto per sapere che ne sarà del Palacreberg e, di conseguenza, degli altri spazi.

(19/05/2005)

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