«Il bimbo è... cosa nostra». Che ne pensi?
Polemica sul manifesto del Battesimo

Lo stile Casamonica fa proseliti: con un manifesto di sei metri per tre, due genitori che si firmano papà Francesco e mamma Alice annunciano urbi et orbi che il loro bambino sarà battezzato.

«Questa creatura meravigliosa è... cosa nostra» recita il cartellone in cui il piccolo indossa una coppola storta, secondo la più convenzionale iconografia del mafioso. Il manifesto è comparso a Giarre e a Riposto, due comuni del Catanese che il fascismo aveva riunificato (dal ’39 al ’45, sotto il nome di Jonia), e che all’alba della Repubblica si erano nuovamente separati.

Al piccolo (di cui il genitore, evidentemente poco sensibile alle norme sulla privacy, pubblica sul manifesto il nome per esteso) è dedicato metà dello spazio; gli altri nove metri quadrati sono spartiti tra gli «ospiti della serata», sei cantanti (tre donne e tre uomini), in buona parte neomelodici, che si esibiranno in una villa di Giarre e noti ai cultori del genere per le loro apparizioni nelle tv locali. Ma la lista traballa e dopo la diffusione della notizia un paio di cantanti hanno già annunciato il forfait.

L’evento sarà trasmesso in diretta, avverte l’annuncio, dall’emittente locale «Radio Universal» che, interrogata sulla questione, dice di non saperne niente. O meglio: il papà del bambino, spiega lo staff della radio, ha chiesto qualche generica informazione, poi non si è più fatto vivo. Ma la vicenda ha mobilitato la polizia, e il questore di Catania Marcello Cardona ha disposto la rimozione dei singolari manifesti. Il papà del neonato non è sconosciuto alle Forze dell’ordine: a suo carico, infatti, risultano precedenti penali. «Bene ha fatto la questura di Catania a ordinare la rimozione dei cartelloni», ha commentato il presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi.

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