Trionfo Macron: successo con il 65%
«Difendo la Francia e l’Europa»

Emmanuel Macron è il nuovo presidente della Repubblica francese: è il più giovane di sempre.

Con oltre il 65% delle preferenze si è aggiudicato il ballottaggio contro la leader del Front National, Marine Le Pen, divenendo, a 39 anni, il più giovane presidente della storia di Francia. «Si apre una nuova pagina, voglio che sia quella della speranza e della ritrovata fiducia», ha detto al Louvre davanti ad una folla oceanica di sostenitori sulle note dell’Inno alla Gioia. Durante il discorso la promessa di «proteggere» e «tenere unita» la Francia, e quella altrettanto solenne di «difendere il destino comune dell’Europa».

Numerosi leader europei e mondiali si sono congratulati con il neoeletto presidente francese Emmanuel Macron. Il capo dello Stato Italiano, Sergio Mattarella, gli ha scritto sottolineando che la sua elezione «costituisce una prova di fiducia nel futuro e un segnale di adesione all’ideale dell’integrazione continentale». «Evviva Macron presidente - ha scritto invece il premier Paolo Gentiloni su Twitter -. Una speranza si aggira per l’Europa». Ieri sera colloquio telefonico definito «molto cordiale» tra il neo presidente e la cancelliera tedesca Angela Merkel. «Contiamo su una Francia che contribuisca a cambiare l’Unione per riavvicinarla ai cittadini!», il tweet del presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani.

Il neo-presidente francese ha ottenuto 20.703.631 voti, mentre la leader del Front National si è fermata a 10.637.183. Macron ha sfiorato il 90% dei voti nel dipartimento di Parigi (89,68%), mentre la Le Pen ha riportato il successo solo in due dipartimenti, superando di poco il 50%: Aisne e Pas-de-Calais.

Emmanuel Macron, il presidente più giovane della storia di Francia, ferma così l’onda populista di Trump e della Brexit e riporta la costruzione europea al centro delle priorità. Con un movimento che ha creato da solo, ha camminato indisturbato sulle macerie del vecchio bipolarismo francese, mandando in soffitta il Partito socialista e i neogollisti. Non c’è stata nessuna sorpresa, 60 a 40 hanno martellato per 15 giorni i sondaggisti, 65,5 a 35,5 il risultato finale, comunque il più alto mai ottenuto dal Front National. «Si apre una nuova pagina - sono state le prime parole di Macron - voglio che sia quella della speranza e della ritrovata fiducia». Questo la prima espressione del trentanovenne neopresidente, che ha parlato - come promesso - prima di tutti con Marine Le Pen per rendere omaggio all’avversaria battuta, poi con il presidente Francois Hollande. Nel quartier generale del XV arrondissement, al sesto piano accessibile soltanto a Brigitte e alla cerchia più stretta del suo staff, Macron è rimasto a scrivere il suo primo discorso solenne. Lo ha pronunciato un’ora più tardi, con lo sguardo fisso e gli occhi lucidi dalla tensione, la voce bassa e concentrata, le parole scandite con lentezza: «Mi rivolgo a tutti voi, qualunque sia stata la vostra scelta. Non nego le difficoltà economiche, sociali, l’abbattimento morale.In questo momento voglio rivolgere il mio saluto repubblicano al mio avversario, la signora Le Pen».

Poi la promessa di “proteggere» e «tenere unita» la Francia, e quella altrettanto solenne di «difendere il destino comune dell’Europa». Quindi, blindato da imponenti misure di sicurezza, il trasferimento al Louvre, dove l’aspettava una folla immensa. E l’immagine che volta definitivamente la pagina del «presidente normale» Hollande per aprire quella della solennità, a tratti del misticismo di una moltitudine di seguaci in adorazione di un guru. Tre minuti a percorrere, da solo, il perimetro del grande museo, con la folla a seguirlo sui maxischermi e l’inno alla Gioia sullo sfondo, poi il discorso infiammato: «La Francia ha vinto», prima di far salire sul palco Brigitte e la famiglia allargata.

Ora lo aspetta «l’enorme compito» che Macron ha riconosciuto subito nel discorso al Louvre, quello di riunificare un Paese spaccato, in cui oggi - comunque - meno della metà degli iscritti a votare hanno espresso la preferenza per lui. In particolare, record di astensione per un secondo turno (25,3%) e record assoluto di schede bianche e nulle, il 12%. Molto di questa «terza scelta» è riconducibile alla gauche radicale di Jean-Luc Melenchon, finita quarta al primo turno e sfumata in questi giorni in un «né Macron né Le Pen».

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