Yara, la pista di Gorno
passa dalla colf e da tre fratelli

Tre fratelli, stesso cognome, simile impronta genetica. A ciascuno corrisponde una pista da seguire, per gli investigatori che indagano sul delitto di Yara. Strade che si intrecciano, proprio come le eliche di un Dna, la chiave del mistero. E nelle indagini compare anche una colf.

Tre fratelli, stesso cognome, simile impronta genetica. A ciascuno corrisponde una pista da seguire, per gli investigatori che indagano sul delitto di Yara. Strade che si intrecciano, proprio come le eliche di un Dna, la chiave del mistero.

Gli inquirenti cercano ancora di dipanare la matassa, chiusi nei laboratori di biologia molecolare o scartabellando negli uffici anagrafe dei Comuni della Bergamasca per ricostruire alberi genealogici. Un lavoro che li ha portati a Gorno, ma anche a Verdello, partendo da Brembate Sopra.

L'ipotesi investigativa - l'unica, dopo il tramonto di quella che portava al cantiere di Mapello - prende le mosse dalla discoteca Sabbie Mobili di Chignolo d'Isola, distante poche centinaia di metri dal campo dove è stato trovato il cadavere di Yara.

Verso il mese di novembre dello scorso anno si grida alla svolta: il profilo genetico di un trentenne frequentatore della discoteca, residente proprio a Brembate Sopra, sembra presentare forti somiglianze con quello dell'assassino (trovato su slip e leggings della vittima). Somiglianze, non corrispondenze: non è lui l'assassino.

E forse - dicono gli esperti - la somiglianza genetica è solo frutto di una coincidenza. Gli inquirenti, coordinati dal pm Letizia Ruggeri, non vogliono però lasciare nulla d'intentato ed estendono la prova a tutti i familiari e parenti del frequentatore della discoteca.

Gli investigatori e gli esperti di laboratorio seguono due strade, due piste genetiche. La prima riguarda la madre del frequentatore della discoteca. Su di lei emerge presto un dettaglio, che almeno inizialmente desta l'attenzione degli inquirenti: la donna conosce la famiglia di Yara e, in passato, per un certo periodo, avrebbe prestato servizio come collaboratrice domestica a casa Gambirasio. Non emerge però nulla.

La seconda pista riguarda il padre del frequentatore della discoteca, o meglio, la sua famiglia: perché lui risulta deceduto. L'uomo - scomparso alcuni anni fa - ha due fratelli ancora in vita e gli inquirenti è da loro che vogliono ripartire con le analisi genetiche. Il primo sta a Verdello: risultato deludente.

È sul terzo fratello che gli inquirenti insistono più a lungo. È un uomo di una certa età e vive a Gorno, in Valle del Riso. Il suo profilo genetico viene prelevato e presenta somiglianze interessanti con quello trovato sugli indumenti di Yara. Naturalmente, nessuna corrispondenza piena: non è lui l'assassino.

D'accordo, il profilo giusto non è il suo, ma gli esperti della scientifica ipotizzano: quello cercato potrebbe appartenere a un suo diretto discendente. Ma l'uomo risulta privo di eredi: è per questo che gli inquirenti arrivano a ipotizzare l'esistenza di un suo figlio maschio illegittimo.

Tutte le verifiche, però, per ora non hanno prodotto il risultato sperato: il «match» completo con il profilo genetico dell'assassino ancora non c'è.

Leggi le due pagine dedicate all'argomento su L'Eco di martedì 3 aprile


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