Metalmeccanici: sono 4.000 quelli in cassa integrazione

Nel settore metalmeccanico, anche in provincia di Bergamo, la situazione occupazionale sta raggiungendo dimensioni preoccupanti. Sono circa 4 mila - denuncia la Cgil - i lavoratori interessati da processi di cassa integrazione o da altri ammortizzatori sociali, a cui si aggiungono migliaia di lavoratori interinali o con contratti a termine non confermati. «Solo alla Dalmine, alla Brembo e alla Necta Vending sono 500 i precari che rischiano il posto nelle prossime settimane – spiega Mirco Rota, segretario provinciale della Fiom Cgil Bergamo –. Stiamo parlando in tutto di 6 mila lavoratori. Molte aziende stanno gestendo la crisi con chiusure collettive, che costringono i dipendenti a utilizzare ferie e permessi: ad esempio la Same di Treviglio farà questa scelta dal 19 dicembre al 19 gennaio».Non si può scaricare - dice il sindacato - il peso della crisi finanziaria in corso sulle spalle dei lavoratori. È necessario, secondo la Fiom, prendere provvedimenti urgenti, a partire da un ragionamento sugli ammortizzatori sociali per estenderli anche a settori che oggi ne sono sprovvisti. Bisogna poi togliere il “tetto” alla cassa integrazione ordinaria, ferma oggi a un massimo di 800 euro lordi al mese: se la crisi, come sembra, è destinata a durare non si può chiedere a un lavoratore di tirare avanti per mesi con questa cifra. Bisogna quindi ripristinare la norma precedente, che prevedeva per la cassa un importo pari all’80 per cento dello stipendio. Ed è importante inoltre estendere il più possibile i contratti di solidarietà nelle aziende in crisi, per evitare i licenziamenti.«Chiediamo - prosegue - anche di eliminare la norma prevista dalla legge Bossi-Fini che lega, per i lavoratori migranti, il permesso di soggiorno al posto di lavoro. Sono proprio gli stranieri i soggetti più esposti alla crisi in corso, e non è giusto che al licenziamento si accompagni l’espulsione».«È assurdo che, in un contesto come quello attuale, il governo pensi a rifinanziare la legge sullo straordinario: a nostro parere è molto più utile spendere quei soldi per sostenere le aziende in crisi e i lavoratori. Infine sarebbe opportuno un provvedimento in cui anche le rendite finanziarie vengano tassate almeno al pari di quanto già accade ai redditi da lavoro. Il governo non può predisporre un piano di aiuti destinato solo ed esclusivamente a banche e imprese, ma deve occuparsi immediatamente delle migliaia di lavoratori che stanno subendo questa crisi generata dalla speculazione e dalle logiche della finanza».(03/11/2008)

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