Spinta dagli extracomunitari la crescita nelle ditte individuali

Gli extracomunitari stanno diventando imprenditori di loro stessi. Il contributo dato dagli immigrati è ormai tale, in particolare nelle ditte individuali, da influenzare l’andamento del sistema economico italiano. Nel 2004 il saldo totale delle ditte individuali è stato pari a 26.728, mentre quello delle ditte individuali con titolari cittadini immigrati è stato di 30.983 (115,9% rispetto al totale). In pratica, se non ci fossero stati gli immigrati, questa tipologia di azienda avrebbe registrato un calo. A Bergamo la situazione è un po’ diversa: il saldo delle ditte individuali è infatti stato di 549 imprese, mentre per quelle con titolare immigrato è stato di 482. Il contributo percentuale degli immigrati sul totale si ferma quindi all’87,6%, un dato che vede la nostra provincia preceduta a livello nazionale da altre 64, ma è comunque superiore al valore di Como, Milano, Lodi, Brescia, Sondrio e Lecco.

In generale a livello nazionale i dati di Unioncamere evidenziano che un terzo delle oltre 90 mila imprese che rappresentano il saldo attivo tra cessazioni e nuove attività ha un titolare immigrato da Paesi non appartenenti all’Unione europea.

Dai dati Movimprese, emerge innanzitutto che la presenza di ditte individuali di immigrati tende a concentrarsi in pochi settori: commercio, costruzioni e attività manifatturiere. Il saldo di questi tre settori rappresenta il 76,7% del saldo complessivo delle ditte individuali costituite da immigrati nel 2004. A livello nazionale in alcuni settori la presenza di imprenditori extracomunitari risulta determinante per la tenuta del comparto: è il caso ad esempio del commercio al dettaglio, dove il saldo determinato dagli immigrati (10.372 unità) supera da solo il saldo complessivo del settore (7.387 unità) e nel settore alberghi e ristoranti, dove le 256 unità in più con titolare immigrato superano da sole il saldo complessivo del comparto (95 unità). Il contributo degli imprenditori immigrati, infine, è significativo nei servizi di telecomunicazione dove, grazie soprattutto al successo dei numerosi «call center» avviati da immigrati, determina il 70% del saldo delle imprese individuali.

Di rilievo anche il contributo nel settore delle costruzioni (il 57,9% del saldo) e nel commercio all’ingrosso (il 38,9%). In alcuni casi, peraltro, il pur consistente saldo di imprese di immigrati non riesce a compensare la perdita di imprese nazionali. Nell’abbigliamento, ad esempio, le 662 imprese in più con passaporto straniero bilanciano solo a metà il saldo negativo di 1.333 imprese di imprenditori italiani.

(03/02/2005)

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