Meccanica, ripartenza improvvisa
Tanti gli ordini, tutti in una volta

È cambiato lo scenario per la meccanica bergamasca. Dopo due anni di sofferenza, con attività in calo se non ferma, adesso c'è il problema di governare la ripartenza. «Il 2011 si è aperto con segnali che danno ottimismo».

È cambiato lo scenario per la meccanica bergamasca. Dopo due anni di sofferenza, con attività in calo se non ferma, adesso c'è il problema di governare la ripartenza. «Il 2011 si è aperto con segnali che danno ottimismo se non per tutte, per moltissime aziende - sostiene Raffaele Ghilardi, presidente dei metalmeccanici di Confindustria Bergamo -. Sono cambiate anche le prospettive, ora più a lungo termine rispetto all'anno scorso, quando anche chi andava bene aveva comunque visibilità corta».

A dare la spinta sono in particolare gli ordini che arrivano dall'estero «anche dai Paesi più strani - chiosa Ghilardi - mentre l'Italia ha ancora un ritmo lento sugli investimenti». L'andamento positivo si sta già trasmettendo alla produzione con effetti positivi sull'occupazione. La cassa integrazione ordinaria è in deciso riassorbimento, anche se resta alta quella straordinaria e in deroga. «La lettura che si può dare è che la crisi dei due anni è nel complesso passata, ma restano aziende con problemi strutturali - sostiene Ghilardi -. Ci sono naturalmente differenze tra comparto e comparto, e tra azienda e azienda, ma nel complesso il peggio è passato. E si sta anche tornando ad assumere».

Tanto che ora il problema che si pone, anche in chiave ricollocamento di persone che hanno perso il posto, è nuovamente quello della distanza tra le professionalità di cui hanno bisogno le aziende meccaniche e quelle che vengono offerte. «Le imprese cercano progettisti, montatori e softwaristi, mentre vengono offerti operai generici e magazzinieri - osserva Ghilardi -. In più sono rari due requisiti importanti: la disponibilità al sacrificio, per cui, anche a fronte di salari doppi, non si trovano trasfertisti non solo per l'estero, ma a volte anche per la Lombardia, e una sufficiente conoscenza dell'inglese, elemento fondamentale per un'industria come quella bergamasca fortemente rivolta all'estero».

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