Formare i «senza lavoro»
La Val Seriana vara il rilancio

Speranza, fiducia ma anche dubbi e perplessità. I delegati sindacali della Val Seriana mostrano di credere nel progetto sottoscritto (e ora in fase di attuazione) da Cgil, Cisl, Uil, da Confindustria Bergamo e da Imprese e Territorio per il rilancio produttivo e occupazionale della valle, anche perché c'è la consapevolezza che non ha alternative, ma non si nascondono i problemi che potrebbero insorgere.

«È una scommessa, una sfida», hanno del resto tenuto a sottolineare gli stessi tre segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, Luigi Bresciani, Ferdinando Piccinini e Marco Tullio Cicerone, che all'auditorium di Albino hanno illustrato il protocollo per il rilancio della Valle Seriana firmato nei mesi scorsi, aiutati in questo dalla ricerca presentata dal professor Paolo Feltrin.
 
Certo - ha messo le mani avanti il segretario Uil Cicerone - non si può pensare di far spuntare come funghi nei prossimi mesi nuovi posti di lavoro (anzi se ne perderanno molti altri, circa 5 mila nei prossimi anni). Il progetto ha necessariamente tempi lunghi, qualcosa come un quinquennio. Ma le prime iniziative sono ai nastri di partenza, quelle che hanno il compito di preparare il terreno alla reindustrializzazione della valle, all'avvio delle nuove attività produttive ed economiche, alla creazione dei primi posti di lavoro. Il primo passo è costituito dai progetti per la formazione e la riqualificazione dei lavoratori attualmente in Cassa integrazione, in mobilità e anche precari».

Come hanno spiegato i segretari di Cgil e Cisl, Bresciani e Piccinini, si tratta di una serie di iniziative - che saranno finanziate, per gran parte, dall’Unione europea - finalizzate a riqualificare una prima «tranche» di 500 lavoratori oggi in esubero per una loro successiva ricollocazione in nuove attività economiche. Preparati - con corsi di 300 ore - i lavoratori, dovranno poi fare la loro parte gli imprenditori - industriali ma anche artigiani, commercianti, operatori del terziario avanzato e del turismo - chiamati ad investire in particolare su quelli che sono stati definiti i settori del futuro.


Dal tessile «altamente tecnologico» all’«edilizia intelligente», dai «servizi alla persona» alle «attività per il risparmio energetico», dai «servizi alle imprese» al turismo. Un «mix» che, cioè, punta a mantenere, innovandola, la tradizionale impresa manifatturiera (in modo particolare tessile) ma anche ad introdurre nuove e più moderne e competitive attività.

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