Cassa in deroga, la Cisl: nel 2010
oltre 7600 lavoratori coinvolti

Oltre 11.800 i lavoratori coinvolti dalla cassa in deroga dal 26 ottobre 2008 in circa 1.800 imprese, di cui 7.696 lavoratori e 1.058 imprese nel 2010.
Sono i dati preoccupanti che emergono dall'Ufficio studi della Cisl di Bergamo, elaborati nel periodo che va dal momento in cui l'erogazione è passata sui Fondi regionali (ottobre 2008) al 18 marzo 2010.

Resta una situazione di crisi che impatta in modo ancora rilevante sulla rete delle piccole-medie imprese dei settori manifatturieri e terziari. Pesante la crisi nel settore metalmeccanico che coinvolge nel 2010 oltre 3.100 lavoratori di 542 imprese, seguito dal settore tessile abbigliamento con 1.851 lavoratori di 165 imprese.

Un segnale di una crisi complessiva che non riguarda solo il manifatturiero è rappresentata dal numero rilevante di lavoratori e imprese coinvolte del settore commerciale e terziario che ha visto, soprattutto negli ultimi mesi, un incremento significativo. L'introduzione della Cassa in deroga infatti ha permesso di coprire con adeguati strumenti di integrazione al reddito anche le piccole e piccolissime aziende e quei lavoratori che altrimenti non avrebbero avuto alcuna copertura, come gli apprendisti.

Partendo dalle iscrizioni ai Cpi della Provincia tra 2008 e 2009 e incrociandoli con i dati di aziende e lavoratori che hanno usufruito dell'ammortizzatore sociale emerge che la crisi non è finita, e che alcune zone e determinati settori la stanno ancor oggi patendo più di altri. Dai dati elaborati dalla Cisl sembra emergere come alcune zone soffrano tuttora più di altre la crisi: a Treviglio il 76% dei lavoratori coinvolti nella richiesta di ammortizzatori sociali negli ultimi due anni si trova ancora nelle medesime condizioni, mentre a Clusone e a Romano sono ancora cassaintegrati rispettivamente il 45 e il 47%; preoccupante la situazione che si respira anche nei settori del commercio (78%).

Tutto ciò conferma l'importanza che assume la cassa in deroga per il mantenimento dell'occupazione nelle piccole imprese. Ma il dato che maggiormente emerge, sottolinea Domenico Bigoni, responsabile dell'Ufficio tecnico sindacale della Cisl di Bergamo, è che «senza la Cassa in deroga avremmo perso l'unicità dei distretti produttivi della provincia, come il tessile ad Albino, le guarnizioni a Grumello, il legno a Zogno. Qui, il tessuto industriale formato da molte piccole e piccolissime aziende, che spesso gravitano nell'indotto di una grande fabbrica, non avrebbe potuto usufruire di altro ammortizzatore sociale, costringendo all'immediata chiusura di numerose realtà occupazionali».

Per Ferdinando Piccinini, segretario generale della Cisl di Bergamo, «siamo tuttora di fronte a una crisi che sta ancora coinvolgendo in particolare la rete delle piccole medie imprese che, da sempre, ha rappresentato una parte rilevante per lo sviluppo economico territoriale. Occorrono politiche di sviluppo mirate ai nuovi settori emergenti e agire soprattutto sulla leva del credito che rimane per le Pmi ancora uno dei problemi principali.

Poco incisiva appare inoltre la strutturazione di politiche di riqualificazione dei lavoratori coinvolti dalla cgis in deroga. Il vincolo della disponibilità alle politiche del lavoro obbligatorio per tutti i lavoratori che utilizzano la cig in deroga, principio condiviso anche dal sindacato, è risultato scarsamente incisivo, sia sul versante del rafforzamento delle competenze nelle imprese che sul versante di un indirizzo efficace verso nuova occupazione.

Per la Cisl di Bergamo – conclude Piccinini - occorre ripensare complessivamente il sistema sperimentato in regione Lombardia che rischia di diventare una dispersione di rilevanti risorse pubbliche. Consapevoli dei vincoli legislativi, riteniamo che occorra assumere scelte che vedano la provincia farsi carico di costruire un osservatorio permanente sui fabbisogni professionali delle imprese e sull'andamento relativo alla dinamica delle assunzioni come elemento che indirizza le scelte formative. In questa direzione riteniamo che sia decisivo un ruolo di governo della formazione e della riqualificazione da parte delle parti sociali attraverso le positive esperienze territoriali di bilateralità presenti nell'ambito dell'artigianato e del commercio».

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