Esselunga, due proposte sul tavolo
Ma per ora Caprotti non vende

Esselunga si affida a Citigroup per guardare le proposte d’acquisto arrivate da Cvc e Blackstone.

Un passo in avanti, quello deciso dal Cda di Supermarkets Italiani, holding di controllo della catena di supermercati, ma non decisivo per il passaggio di mano del gruppo. Il mandato affidato alla banca Usa viene infatti descritto come un gesto di correttezza da parte di un gruppo lusingato dell’interesse manifestato dai due fondi. Non si tratta invece - sottolineano fonti vicine al dossier - di un incarico a vendere. Su questo tema il fondatore di Esselunga Bernardo Caprotti va coi piedi di piombo, anche se il tema della cessione dell’azienda resta caldo. Lo è stato già negli anni passati quando si erano fatti avanti insegne della distribuzione del calibro della statunitense Walmart e della spagnola Mercadona.

Nella Bergamasca Esselunga è presente con 5 supermercati: Curno, Nembro, Stezzano e i due cittadini di via Corridoni e San Bernardino. Per il prossimo anno è attesa l’apertura di un nuovo punto vendita alla Celadina.

Oggi come allora la vendita rappresenterebbe un modo per risolvere il problema della successione. È infatti ancora aperto lo scontro coi figli del primo matrimonio, Giuseppe e Violetta, estromessi nel 2011 dal controllo della società (la causa di merito è in Cassazione) ed è difficile immaginare in futuro una pace tra i primi due e Marina, avuta dall’attuale moglie. Questa volta sul tavolo del marchio italiano non risultano peraltro esserci offerte d’acquisto da parte di gruppi industriali, né Walmart né altri, e la natura finanziaria dei due fondi di private equity non contribuisce a superare i dubbi del novantenne Caprotti. «Se rimane in mano a imprenditori italiani ben venga, se così non dovesse essere io credo che l’Italia abbia comunque interesse a portare sul suo territorio investitori internazionali, se vogliamo crescere in un mercato che è aperto e competitivo», ha commentato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.

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