I risparmi dei bergamaschi restano sui conti correnti

Le montagne russe in Borsa spingono i bergamaschi a rifugiarsi negli investimenti meno rischiosi: lasciano i soldi sui conti correnti oppure fanno investimenti, sì, ma assumendosi il minor rischio possibile, per esempio comprando titoli di Stato o cimentandosi in operazioni a breve scadenza come i pronti contro termine.Lo dicono i dati della Banca d’Italia sui depositi, che a Bergamo sono in crescita nonostante la crisi e le bufere nel mondo finanziario. Quelli legati alle famiglie, in particolare, secondo le rilevazioni più recenti, a giugno 2008 erano pari a 9.345 milioni di euro, 8.413 dei quali attribuibili alle famiglie «consumatrici» e 932 alle famiglie «produttrici», cioè a quelle che gestiscono piccole attività e imprese. E allo stesso tempo crescono i debiti contratti con il «credito al consumo» per gli acquisti a rate: nella nostra provincia (quarta in Lombardia) sfondano quota due miliardi di euro, con 212 mila pratiche aperte.I depositi, un rifugioL’ammontare dei «depositi», se paragonato in serie storica ai 6.196 milioni complessivi del 2001, è aumentato in modo consistente (del 50% circa), anche se negli ultimi anni, a partire dal 2004, l’andamento non è sempre positivo ma un po’ altalenante: ovvero i risparmi un po’ salgono e un po’ scendono, anche se alla fine di ogni anno la crescita c’è. Lo conferma anche, a livello nazionale, il rapporto Abi di settembre, secondo il quale la raccolta totale delle banche (depositi, conti correnti, certificati di depositi e obbligazioni) è aumentata di 25 miliardi di euro, con un tasso di crescita tendenziale del 10,3%.Dati che confortano visti i tempi difficili, anche se si spiegano proprio come progressivo mutamento di atteggiamento delle famiglie: meno fondi d’investimento, meno prodotti legati a titoli azionari e perciò soggetti a forti oscillazioni, e più sicurezza. Bisogna anche considerare che i dati di Bankitalia non considerano i libretti postali, in fortissima crescita. E dall’altra parte può incidere anche la tendenza a comportarsi da «formiche» quando il clima generale fa intravedere all’orizzonte nubi temporalesche, quindi un generale peggioramento delle condizioni e delle aspettative dal punto di vista economico.Debiti in crescitaSecondo un’analisi presentata di recente dal governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, realizzata dall’associazione «La casa del consumatore» e dall’Icoe, Istituto economico di ricerca fiducia dei consumatori, i consumi continuano comunque a superare i risparmi delle famiglie. A spingere di più sugli acquisti secondo Gianluigi Longhi, responsabile nazionale del credito e dei servizi finanziari de «La casa del consumatore» e presidente dell’Icoe, sono soprattutto i single senza figli, che «non avendo responsabilità di genitori non si sacrificano per la propria discendenza ma ricercano quindi solo il benessere e la rendita». Paradossalmente la ricerca rivela che sono le classi con meno disponibilità economica le più sensibili al consumo: pur di non privarsi di oggetti e servizi che ritengono necessari ricorrono spesso a forme di finanziamento. Anche se pagare a rate implica in genere fiducia in un futuro migliore: «Ma nell’immediato – spiegano gli estensori della ricerca – al futuro non si pensa».Meno acquisti a rateI dati di Crif-Prestitempo rivelano che in un anno in Lombardia il debito accumulato dalle famiglie con il credito al consumo è salito di 2,4 miliardi di euro, toccando i 23 miliardi complessivi. Una cifra impressionante. Sono oltre 523 mila le nuove pratiche aperte tra gennaio e giugno contro le 518 mila dello stesso periodo del 2007. E la regione incide sul totale nazionale per il 15,59%.Nella classifica delle province, Bergamo è al quarto posto dopo Milano, Brescia e Varese, con un debito pari a 2,202 miliardi di euro e 212 mila pratiche complessive. Una frenata comunque c’è: negli anni precedenti infatti gli acquisti a rate erano cresciuti in media del 15-18% all’anno, mentre nei primi nove mesi del 2008 sempre secondo Crif la crescita è stata «soltanto» del 2,9%. Tra i settori in maggiore crisi ci sono auto e moto (in calo dell’11,5%) ma anche gli elettrodomestici (meno 9%). Ha certamente contribuito a questa flessione anche l’aumento dei tassi d’interesse, che ha influito su tutto il settore del credito, dai mutui in poi. Sempre più diffusa invece la cessione del quinto dello stipendio, con un aumento in Lombardia del 31,6%, forse perché con costi più bassi rispetto ai normali «prestiti» e con una durata più lunga: ma è un altro segno che le famiglie sono in affanno.(02/11/2008)

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