Il Consorzio del taleggio compie
30 anni e pensa a misure anti-crisi

Nuove azioni promozionali, un maggiore controllo dell'uso della denominazione «taleggio» e un intervento educativo all'interno delle scuole per una corretta alimentazione. Sono questi gli ingredienti della ricetta scaccia-crisi del Consorzio Tutela del Taleggio che raccoglie una sessantina di soci produttori e che quest'anno compie trent'anni.

Un traguardo importante, questo, che serve al Consorzio anche per fare il punto sul suo sviluppo e la sua produzione, con obiettivi futuri che mirano a incrementare sia la produzione che la vendita. E se la vendita sta evidenziando una leggera cresciata dopo la flessione del 2006, la produzione del taleggio è negli ultimi anni calata. Si è infatti passati da 102 mila 569 quintali del 1999 a 91.959 del 2005, da 87.661 quintali del 2006 a 87.998 del 2008, con un incremento nel 2007 di 88.142 quintali di produzione.

Ma veniamo ai dati dell'anno appena concluso: nel 2008 sono state prodotte 4 milioni 400 mila forme, pari appunto, a circa 880 tonnellate di formaggio, per un giro di affari di 39 milioni 590 mila uero e un fatturato di 101 milioni 197 mila euro. Il Consorzio, che è costituito da 60 soci produttori, è così composto: 32 caseifici, 27 stagionatori e un socio produttore, con ben 814 aziende agricole che forniscono il latte ai caseifici.

Il taleggio prodotto va principalmente al mercato regionale (75%) con un 5% al mercato locale e un altro 20% che finisce in tutto il resto d'Italia. «La forza nutrizionale del taleggio è molto alta - spiega il presidente del Consorzio Lorenzo Sangiovanni -. Per questo motivo puntiamo ad educare i più giovani, attraverso la scuola, ma anche con nuove azioni di promozione e una maggiore tutela della denominazione "taleggio"».

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