La Cdo: l’ente camerale aiuta poco le imprese

La Compagnia delle Opere fa le pulci al bilancio 2005 della Camera di Commercio per stimolare un nuovo modo di azione dell’ente. In vista della riunione del Consiglio chiamato a votare domani il budget 2006 dell’ente la Cdo ha ribadito in una conferenza stampa la sua posizione sulla necessità di nuove politiche per la Camera di Commercio.

Richiamandosi al documento programmatico approvato a inizio anno da tutte le associazioni, il confronto che la Cdo vuole aprire verte sulla necessità per la Camera di Commercio di un piano strategico triennale; di nuove linee di indirizzo che rivedano il ruolo delle aziende partecipate e siano caratterizzate da maggiori fondi alle imprese, a progetti di «sistema» ed intersettoriali; di un metodo di lavoro nella giunta. Per quest’ultimo punto si chiede un potenziamento dell’esperienza di questi primi mesi di mandato della giunta «che è andata caratterizzandosi come luogo di analisi, discussione e assunzione di decisioni collegiali».

«Le aperture al cambiamento fino ad ora raccolte, seppure apprezzabili, non sono sufficienti» ha commentato il presidente della Cdo Rossano Breno in una conferenza stampa alla ex Borsa Merci con i vicepresidenti Umberto Minola (non profit) e Isidoro Fratus (profit) e il rappresentante dell’organizzazione nella giunta camerale Claudio Solenghi.

Il dato di partenza del ragionamento è il bilancio di previsione 2005. L’analisi della Cdo sul documento approvato all’unanimità a dicembre dal consiglio camerale rileva che il 56% dei fondi di bilancio, che in tutto ammontano a quasi 25,5 milioni di euro al netto delle partite di giro, è destinato a coprire i costi di struttura del sistema camerale. Questi riguardano anche servizi istituzionali come la tenuta degli albi, del registro dei protesti e delle imprese, con certificazioni ammesse e, come ha ammesso Breno, «sono costi ritenuti fissi sui quali non si può agire se non con un eventuale recupero di margini di efficienza». L’attenzione si è centrata quindi sul restante 44%: una partita da 10,2 milioni che nel 2005 è stata divisa tra iniziative di promozione economica (circa 7,5 milioni) e partecipazioni azionarie in iniziative ritenute strategiche per l’economia locale (3,7 milioni).

La Cdo osserva che dei fondi per la promozione economica il 41% (3,1 milioni) è destinato a finanziare progetti delle categorie economiche o di enti terzi, il 35% (2,6 milioni) a società partecipate e il 24% (1,8 milioni) è assegnato direttamente alle imprese.

L’analisi non entra nella validità dell’azione delle società partecipate («È un’analisi che faremo successivamente» ha precisato Breno) ma osserva che la maggior parte delle risorse disponibili della Camera di Commercio per formazione, internazionalizzazione e innovazione si concentra su strutture «proprie», contraddicendo l’apertura al mercato e alla sussidiarietà alla base del documento comune delle associazioni di inizio anno.

«La nostra opinione è che la Camera di Commercio sia un ente per l’impresa e gli imprenditori - ha sottolineato Breno -. Al centro dell’azione devono esserci nell’ordine l’impresa, le associazioni, le strutture camerali. Siamo per lo sviluppo, per il territorio, per l’internazionalizzazione, la formazione e l’innovazione, ma con formule diverse». Questo riguarda anche i contributi alle imprese: «Non piccoli contributi a pioggia - è stato detto -, ma finanziamenti, anche consistenti, ai soli progetti meritevoli».

Questa filosofia ha dirette ripercussioni sull’assegnazione dei budget. E la Cdo a questo proposito ha proposto una nuova allocazione delle risorse nel bilancio 2006. «È un contributo alla discussione con le altre associazioni - ha sottolineato Breno -: e restano aspetti tecnici da approfondire insieme».

Lo spostamento di voci proposto rispetto al budget 2005 riguarda in particolare una riduzione dello stanziamento a immobilizzazioni finanziarie (da 3,7 a 2,1 milioni), alle partecipate (da 2,6 a 1,96 milioni) e agli interventi di promozione per categorie (da 4,1 a 2,6 milioni), liberando circa 3,2 milioni da destinare a progetti intersettoriali legati alla competitività, al territorio e - voce ora assente - alla responsabilità e all’impresa sociale (200 mila euro).

Il maggior respiro richiesto all’azione richiederebbe inoltre secondo la Cdo il passaggio a un bilancio almeno triennale. «In Lombardia la Camera di Commercio di Bergamo è la sola, assieme a Cremona, a non predisporre un programma almeno triennale che descriva e definisca i piani e le priorità ritenute strategica dell’ente» - osserva la Cdo. Anche la segreteria della Camera di Commercio di Brescia dichiara comunque che l’unico documento ufficiale dell’ente è quello annuale.

Le proposte della Cdo, contenute in un documento consegnato a tutte le associazioni a fine ottobre, non sono state recepite nella bozza di bilancio previsionale 2006 approvata il 4 novembre dalla Giunta con l’astensione del rappresentante della Cdo Solenghi. Il voto al Consiglio di domani sarà «coerente» -ha anticipato Breno - rispetto a quello in Giunta. Qualcosa comunque sembra essersi mosso se, come afferma il presidente della Cdo, «le linee proposte hanno trovato un diffuso apprezzamento a parole».

(17/11/2005)

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