«Troppo chiusi e provinciali per le sfide del futuro Impariamo a volare alto»

Consiglio straordinario in Camera di Commercio sulle prospettive di Bergamo. Barcella sui piccoli comuni: «Assurdo che contino come il capoluogo»

Voleva una scossa il presidente Roberto Sestini, da parte del «pensatoio» camerale, in vista delle grandi sfide che il futuro riserverà a Bergamo. E in effetti, la seduta straordinaria di ieri dell’ente, nell’ex Borsa merci, non ha deluso le attese. Tanti gli spunti, le diverse angolazioni e anche le polemiche (peraltro solo a colpi di fioretto) che hanno alimentato le oltre tre ore di dibattito, stimolato dalla ricerca proposta da Alessandro Balducci, direttore del Dipartimento di Architettura e Pianificazione urbanistica del Politecnico di Milano, che ha in pratica riaggiornato, con le nuove tendenze, i dati Ocse di qualche anno fa.Smarcarsi dall’isolamentoTra le idee guida spiccava l’esigenza di «smarcarsi» definitivamente da un isolamento ormai anacronistico, rompendo la tradizionale chiusura, ragionando all’interno di un concetto di una «mega-city-region» che va da Torino a Trieste e che ha in Milano il conclamato epicentro. E dopo il boom di Orio e del traffico aereo con il low cost, le future opere viarie Brebemi e Pedemontana che decongestioneranno la A4, per Balducci «occorrerà al più presto potenziare il trasporto pubblico su ferro, sfruttando poi la connessione con Orio, con Milano e con l’Alta Velocità». E tra le eccellenze del futuro, fondamentali anche per attrarre visitatori in vista dell’Expo 2015, occorrerà puntare molto sulle potenzialità di Porta Sud, interagendo con gli altri poli d’eccellenza sorti in questi anni, come Kilometro Rosso e Servitec, mentre resta l’incognita degli spazi universitari legati alla possibile creazione del campus (anche ieri al centro di alcuni secchi botta e risposta). Soprattutto sull’esigenza di «sprovincializzarsi», il dibattito si è subito infiammato: Claudio Solenghi (Cdo) ha invitato Bergamo «a rompere gli indugi, costruendo un rapporto davvero forte con Milano», mentre Simona Bonaldi (Confindustria Bergamo) al suo primo intervento in Consiglio, ha evidenziato alcuni «limiti della bergamaschità», rivendicando per la sua generazione di giovani imprenditori «una visione innovativa per questo territorio». Anche Mario Mazzoleni, prima di scatenarsi sull’università, ha definito l’isolamento di Bergamo «una politica di basso profilo», mentre da Gianfranco Bonacina (Credito) è arrivato l’invito «a volare alto. È finito il tempo delle chiusure, delle piccole cose: se non voltiamo pagina, rischiamo davvero di perdere un’occasione irripetibile».E mentre la discussione decollava, da attenti «registi» dell’evento, il presidente Roberto Sestini e il segretario generale Carlo Spinetti osservavano compiaciuti le tante frecce che la Camera di Commercio sapeva di poter disporre al proprio arco, per tentare di «indirizzare» i destini del territorio. Spinetti poi, appena si è accennato al rilancio di Percassi a San Pellegrino, subito ha fatto notare quanto peso l’ente camerale avesse avuto «nel far decollare l’operazione». Sestini invece aveva sottolineato all’esordio l’esigenza di «velocizzare certi processi, stimolare il dibattito», quasi a costringere la città a prendere atto di come l’ente camerale resti vigile sui processi in atto, con le sue organizzazioni che reclamano un ruolo da protagonisti nelle future strategie del territorio.A difesa della Grande BergamoAltro tema caldo quello del rapporto tra Bergamo e il suo hinterland: il rapporto del professor Balducci sottolinea la necessità di «una cooperazione più specifica e fattiva fra comuni, imprese ed altre istituzioni che puntino alla realizzazione di un progetto territoriale che ne metta a sistema qualità e opportunità, coordinando le scelte urbanistiche e infrastrutturali, senza attendere la soluzione dei problemi istituzionali per mettere mano a un progetto». Da qui la richiesta che Palafrizzoni «inserisca nel Documento di Piano un ambito strategico sovraccomunale che possa costituire un primo passo in questa direzione».La Grande Bergamo è stata tenacemente sostenuta dal presidente di Confindustria Bergamo Alberto Barcella, che ha tuonato contro le «invasioni di campo» di alcune piccole realtà: «Basta con le visioni micragnose di certe amministrazioni locali. È impensabile che Comuni come Orio e Gorle possano interloquire alla pari con il Comune di Bergamo su temi nevralgici legati alle sfide del futuro», rischiando magari di rallentare alcune scelte strategiche fondamentali.Su questo aspetto ha invece un po’ frenato il presidente Sestini, sgombrando il campo da visioni troppo bergamocentriche: «Concentrare i Comuni è un’utopia, ognuno ha il diritto di esprimersi, nel rispetto dei ruoli».(03/07/2008)

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