Vertice in Provincia: un osservatorio contro la crisi del settore metalmeccanico

La ripresa non arriva e cresce il numero delle aziende metalmeccaniche bergamasche in difficoltà e il numero dei lavoratori in mobilità: i metalmeccanici collocati nelle liste in cerca di rioccupazione sono 111 e 137 quelli dichiarati in esubero e che rischiano quindi il licenziamento.

Di qui la richiesta di Fim, Fiom e Uilm, presentata oggi in un vertice in Provincia, di costituire un osservatorio che tenga sotto controllo l’andamento dell’industria bergamasca e intervenga per tempo a evitare nuove situazioni di crisi: «Avvertiamo forti segnali d’allarme - ha spiegato Angelo Faccoli della Fim-Cisl - e per questo riteniamo necessario la nascita di un organismo che esami la realtà industriale bergamasca e sia in grado di mettere in campo progetti di riconversione e riqualificazione per rilanciare le aziende in difficoltà e l’occupazione».

La richiesta di unire tutte le forze istituzionali e sociali attorno a un tavolo permanente per «monitorare, governare e indirizzare» i punti di debolezza del sistema industriale locale è stata accolta positivamente dall’assessorato provinciale al Lavoro, dall’Unione industriale, dalla Comunità montana della Valle Brembana e dai sindaci dei comuni in cui si trovano le aziende in difficoltà che hanno partecipato all’incontro. Faccoli ha elencato le aziende che hanno già attivato o annunciato l’attivazione della procedura di mobilità. Si tratta della Schneider di Stezzano (24 lavoratori collocati nelle liste) e di Rete Gamma di Bergamo (48) dove i lavoratori sono attualmente in cassa integrazione speciale al termine della quale scatterà la mobilità, della Dil di Torre Boldone e della Bradi che hanno chiuso i battenti licenziando 15 (in 4 hanno trovato ricollocazione) e 20 lavoratori. Poi ci sono la Cms di Zogno, la Fir di San Pellegrino e la Donora di Cortenuova che hanno annunciato rispettivamente 25, 17 e 95 esuberi. (18/11/2003)

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